In occasione della Giornata europea del biologico, FederBio, che da anni si fa portavoce delle esigenze dell’agricoltura sostenibile, ponendo l’attenzione sui temi dell’agroecologia e del biologico in occasione degli eventi più rilevanti, come l’EXPO 2015 e il G7 dell’Agricoltura di Bergamo, rilancia alcune priorità strategiche in vista del prossimo G7 Agricoltura, che si terrà a Siracusa dal 26 al 28 settembre.
Cinque i punti evidenziati per richiamare l’attenzione dei leader internazionali sulla necessità ed urgenza di adottare politiche sostenibili che promuovano la transizione verso un’agricoltura resiliente basata su pratiche che tutelino l’ambiente, garantendo la sicurezza alimentare per le generazioni future.
1.Investire nella transizione verso un modello agroecologico che punti alla sostenibilità ambientale, economica e sociale considerando che sono oramai evidenti gli impatti negativi dell’agricoltura intensiva anche sul reddito degli agricoltori
2.Sostenere il biologico come espressione più avanzata e concreta dell’agroecologia e dell’approccio rigenerativo delle risorse naturali, un modello di riferimento per la sostenibilità e il futuro di agricoltura e produzione alimentare
3.Porre produttori agricoli, cittadini e comunità locali al centro dei sistemi agroalimentari in modo da garantire il giusto prezzo per gli agricoltori e l’accesso a un cibo buono e sostenibile per tutti
4.Sostenere ricerca e innovazione per incentivare scambi e diffusione di buone pratiche agronomiche e la formazione delle giovani generazioni per il futuro dell’agricoltura
5.Promuovere sistemi locali di produzione e consumo di prodotti biologici e iniziative di educazione alimentare a partire dalle mense scolastiche per favorire l’adozione di stili di vita e diete salutari e sostenibili.
FederBio, Mammuccini: “Occorre attivarsi urgentemente, in modo globale e coordinato”
“Sfide epocali, quali l’emergenza climatica e la perdita di biodiversità, richiedono un ripensamento profondo del modello produttivo. La transizione verso pratiche agricole sostenibili, rigenerative, resilienti, rispettose delle persone e degli ecosistemi non è dunque più rinviabile – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – Occorre attivarsi urgentemente, in modo globale e coordinato, considerando che l’impatto negativo delle pratiche intensive su ambiente, clima ed economia è ormai evidente a tutti”.
Il primo punto delle proposte di FederBio riguarda il superamento del modello agricolo intensivo, che non solo ha creato seri danni ad ambiente e biodiversità, contribuendo ad aggravare l’emergenza climatica, ma ha anche dimostrato di essere insostenibile in termini economici, sociali e di reddito per gli agricoltori, aumentando così la crisi del settore.
Il secondo elemento al centro delle proposte di FederBio riguarda la valorizzazione del ruolo dell’agricoltura biologica come il metodo più avanzato e diffuso di applicazione dei principi dell’agroecologia, come sancito dalla Carta di Bergamo. I dati Ifoam-Fibl 2022 confermano il successo globale del biologico, che conta oltre 4,5 milioni di operatori in 188 Paesi, con un incremento in un anno di circa il 27% delle superfici e del 25,6% dei produttori.
Inoltre, grazie al suo approccio ecosistemico, il biologico ha accumulato un patrimonio di conoscenze utili per trasferire innovazione anche al resto dell’agricoltura, per favorire la sostenibilità di tutto il sistema agricolo e di produzione del cibo, in particolare per curare la fertilità del suolo, come strumento di contrasto ai cambiamenti climatici, e ridurre l’uso della chimica di sintesi che è tra le cause principali di perdita di biodiversità.
Il terzo punto di rilevanza strategica per FederBio è la necessità di mettere al centro dei sistemi agricoli e alimentari i produttori, i cittadini e le comunità locali per favorire una sempre migliore conoscenza reciproca.
Questo passaggio è essenziale, sia per trasferire con chiarezza il valore di una produzione consapevole basata sul “giusto prezzo” per gli agricoltori e sull’accesso a un buon cibo per tutti, che per determinare una sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale, alla base del principio di sovranità alimentare.
Il quarto punto delle proposte al G7 riguarda il sostegno a ricerca e innovazione, attraverso la diffusione delle nuove tecnologie digitali, del biocontrollo e puntando a investire su strategie differenziate, coerenti con le diversità dei metodi di produzione, che per il biologico significa adottare un approccio olistico, fondato sulla resilienza dei sistemi agroecologici piuttosto che su quella della singola pianta, come avviene nel caso delle NGT.
Coniugando innovazione, rispetto per l’ambiente e redditività, l’agricoltura biologica può rappresentare un importante polo di attrazione per le giovani generazioni fornendo opportunità occupazionali e incentivando la creazione di nuove imprese biologiche.
Per modificare il metodo di produzione, occorre cambiare anche il modello di consumo
Infine, tra i punti fondamentali FederBio pone la questione dei consumi. Per modificare il metodo di produzione, occorre cambiare anche il modello di consumo, sensibilizzando i cittadini con investimenti in campagne di comunicazione sulle ricadute positive del biologico per la salute delle persone e dell’ambiente e sulla necessità di adottare stili di vita più sostenibili.
Ciò significa anche scegliere un’alimentazione a base di cibo bio, con un ridotto apporto di carne, attenta alla stagionalità, alla prossimità di produzione e alla riduzione dello spreco alimentare.
“Gli impatti della crisi climatica associati alle emergenze geopolitiche stanno avendo serie ripercussioni anche nel settore agricolo e sui consumi – conclude Mammuccini – Il messaggio che vogliamo trasferire al G7 Agricoltura è che la transizione agroecologica è ormai una necessità, che consente di rispondere in modo efficace alle crisi ambientali, economiche e sociali. Il biologico dimostra come sostenibilità e produttività possano andare di pari passo, offrendo agli agricoltori redditi più stabili, creando occupazione nelle aree rurali e rafforzando la resilienza delle comunità locali”.