È evidente, rispetto al contrasto al cambiamento climatico, come ormai tutti i report scientifici ci confermano, che c’è una capacità del suolo bio di immagazzinare l’acqua quasi doppia rispetto al convenzionale e c’è una capacità maggiore di tutela della biodiversità e soprattutto di mantenimento della fertilità del suolo.
Contribuire a fenomeni di desertificazione evidentemente non è la strada migliore, bisogna pensare alla produzione di oggi ma anche alle produzioni per le generazioni future. Ecco l’agricoltura biologica è il contributo per un sistema alimentare sostenibile per il futuro.
Entrando un po’ nel merito di alcune questioni, partirei da un tema centrale.
A livello nazionale ci sono strumenti, ad esempio come ismea, che possono tenere un sistema di analisi dei costi di produzione per avere un riferimento nazionale.
Il prezzo dell’agricoltore non può andare al di sotto del costo di produzione, perché se andiamo al di sotto del costo di produzione o ci sono fenomeni di capolarato per il lavoro o ci sono fenomeni come dire di bio che magari chissà non è bio. Quindi quello è il primo elemento di garanzia sia per l’agricoltore che per il consumatore. Poi dobbiamo fare sistema nella filiera, eliminare le inefficienze della filiera e sostenere alcuni elementi di riconoscimento sul fronte della fiscalità, come il credito di imposta sui costi di certificazione, in modo da sgravare l’impresa ma anche il prezzo al consumatore. O come la fiscalità ambientale: si può ridurre l’iva sui prodotti bio riconoscendo il valore ambientale del biologico.
