Da qualche anno esiste in Italia una realtà interessante che si occupa di diffondere, a tutti i livelli, una consapevolezza nell’uso del linguaggio.
Parole O_Stili è un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole, che merita di essere raccontato, compreso, diffuso e sposato.
Da quando è nato, Vivere Naturale Mindful Magazine vuole contribuire a diffondere una nuova cultura dell’informazione, mirata alla gentilezza, al rispetto e all’ascolto.
Siamo molto felici, quindi, di aver potuto dialogare con Tiziana Montalbano, responsabile comunicazione proprio di Parole O_Stili, che ringraziamo.
Come nasce l’idea di Parole O_Stili?
L’associazione Parole O_Stili nasce nel 2016 dall’esigenza di cambiare l’utilizzo del nostro linguaggio online e renderlo meno violento.
A febbraio del 2017 abbiamo scritto con la Rete e per la Rete il Manifesto della comunicazione non ostile: una carta che elenca dieci princìpi di stile utili a migliorare lo stile e il comportamento di chi sta in Rete.
Come si riconoscono le forme di comunicazione non ostile? Quali sono le principali caratteristiche?
La forma più ovvia è l’insulto e le parole d’odio. Si usano sui social parole che, nella vita offline, magari non si utilizzerebbero con così tanta facilità. Le ricerche ci dicono anche verso chi sono rivolte queste parole: persone omosessuali, donne e migranti.
Un’altra forma di comunicazione ostile è quella che passa non tanto per le parole ma per i toni e i non detti. Capita di leggere qualcosa che, anche se non contiene insulti, ci lascia comunque una sensazione di disagio e di frustrazione. Per esempio, perché contiene stereotipi o frasi fatte.
Come si può coltivare la consapevolezza nella comunicazione?
La consapevolezza è forse racchiusa nel principio due del Manifesto della comunicazione non ostile: “Si è ciò che si comunica”.
Questo principio ci dice che le parole che scegliamo di utilizzare, i toni che adoperiamo, le risposte che diamo e che non diamo sono il nostro biglietto da visita. La consapevolezza nella comunicazione si può coltivare tenendo a mente questo principio.
La mia sensazione è che i fatti più recenti, la pandemia prima e la guerra in Ucraina oggi, stiano amplificando le problematiche dell’aggressività che divide spesso gli interlocutori in due fazioni. Dal vostro punto di vista cosa sta accadendo realmente nel mondo?
Secondo una rilevazione che SWG aveva realizzato per Parole O_Stili, l’odio online stava diminuendo prima della pandemia per poi tornare ai livelli del 2017 durante il primo lockdown. Nel momento in cui ci siamo trovati tutti più soli, senza capire cosa stava accadendo intorno, abbiamo cambiato il modo in cui ci rapportiamo con gli altri. Anche online.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, invece, abbiamo visto come se ne sia parlato molto sui social, soprattutto appena cominciata e come molti influencer si siano esposti. Insieme a InTwig abbiamo proprio realizzato una ricerca sui contenuti realizzati dai creator e dagli influencer: se n’è parlato poco e quando è stato fatto i contenuti non hanno ricevuto molta attenzione.
Come è stato detto più volte, questo è il primo conflitto che viene raccontato così in modo approfondito sui social. Il Presidente degli Stati Uniti ha perfino chiamato dei TikToker per capire come stavano parlando di questo tema. Sappiamo bene però che certi argomenti risultano divisivi. Nel momento in cui si prende una posizione, ci sarà qualcun’altro che verrà ad attaccarti, senza lasciare possibilità di dialogo.
Come possiamo intervenire per mitigare l’aggressività del linguaggio, soprattutto nei social?
Con Parole O_Stili lavoriamo su tantissimi livelli e su diversi ambiti. Portiamo avanti un importante lavoro nelle scuole, fondamentale per raggiungere migliaia di studenti e di studentesse e parlare di comunicazione non ostile. Nel frattempo collaboriamo anche con molte aziende, con le quali creiamo dei progetti e delle formazioni per fare divulgazione sui principi del Manifesto della comunicazione non ostile. Ma non solo, collaboriamo anche con le amministrazioni comunali, il mondo della politica e quello dello sport. Creare dei momenti di confronto sulla comunicazione non ostile per noi è un intervento necessario.
Quali sono i valori espressi nel “Manifesto della comunicazione non ostile”, intorno a cui state unendo persone, aziende, organizzazioni?
Il Manifesto della comunicazione non ostile è organizzato in 10 principi, delle indicazioni di stile che guidano, come una bussola, il nostro comportamento in Rete. Quando creiamo dei nuovi progetti o delle nuove attività è a questo che ci rimettiamo. Se dovessimo scegliere dei valori, questi sarebbero “cura” e “consapevolezza”. Bisogna sempre scegliere le parole con cura e avere consapevolezza rispetto a quello che diciamo e a come lo diciamo.
Può dirci brevemente quali sono i principali punti emersi nell’ultima edizione del Festival delle Parole O_Stili?
Questa edizione del Festival della comunicazione non ostile è stata davvero ricca, abbiamo affrontato argomenti molto diversi: dal mondo dell’orientamento alla vita di un’influencer come l’Estetista Cinica, passando per il racconto che si sta facendo del conflitto russo-ucraino, l’etica dell’intelligenza artificiale e tanti altri temi legati alla nostra vita digitale. Possiamo dire che ciò che è emerso è l’importanza del dialogo e del confronto: queste due giornate sono state così belle proprio per questo, perché dall’incontro tra tante persone diverse, ognuna con il proprio punto di vista e la propria esperienza, sono venuti fuori molti spunti che ci hanno sicuramente arricchito. E ci hanno dato la forza e l’energia per continuare con tutto il lavoro che stiamo facendo!