Il 68% acquisterebbe bio Made In Italy presso i punti vendita abituali

Nomisma ha sintetizzato le ultime analisi dell’Osservatorio SANA che, grazie alla partnership con ICE Agenzia, ha proposto i risultati del monitoraggio del biologico sui mercati internazionali realizzato da ITA.BIO, la piattaforma per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio
29 Giugno 2023

Presentata a Milano la nuova edizione di Sana 2023, il 35° Salone internazionale del biologico e del naturale in programma il 7 settembre.

Per l’occasione Nomisma ha sintetizzato le ultime analisi dell’Osservatorio SANA che, grazie alla partnership con ICE Agenzia, ha proposto i risultati del monitoraggio del biologico sui mercati internazionali realizzato da ITA.BIO (www.ita.bio), la piattaforma per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy promossa da ICE Agenzia e FederBio.

I dati dell’Osservatorio SANA 2023 saranno presentati a settembre in fiera nell’ambito della quinta edizione di Rivoluzione Bio, gli Stati generali del biologico, organizzati in collaborazione con FederBio e AssoBio, e realizzati con Nomisma, nel quadro del progetto BEING ORGANIC IN EU gestito da FederBio in partenariato con Naturland DE e cofinanziato dall’Ue nell’ambito del Reg. EU n.1144/2014. I dati vedono una performance positiva del nostro export bio: nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% (anno terminante giugno) rispetto all’anno precedente. Il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato).

La gran parte delle esportazioni (81% del totale) riguarda il food per un valore di 2,7 miliardi di euro nel 2022 (anno terminante giugno), +16% rispetto al 2021. Rilevante anche il ruolo del vino che pesa per il restante 19% dell’export bio, ossia una quota ben maggiore di quanto avviene con l’export agroalimentare in generale (in questo caso l’incidenza del wine è del 13%). In termini assoluti parliamo di 626 milioni di euro di vino bio Made in Italy venduto sui mercati internazionali, +18% rispetto al 2021 ed una quota sul totale dell’export vitivinicolo italiano dell’8% (il food “si ferma” al 6%).

MERCATI DI DESTINAZIONE DEL BIO ITALIANO

Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’indagine condotta tra luglio e agosto 2022 da Nomisma per ICE Agenzia e FederBio su un campione di 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane, è emerso come le principali destinazioni in Europa per food italiano BIO siano la Germania (indicata nel complesso dal 63% delle aziende) e a seguire Francia (46%) e Benelux (34%). Per il vino a guidare è ancora il mercato tedesco (67%), seguito a brevissima distanza dai Paesi Scandinavi (61%) – dove, da sempre, l’apprezzamento del vino bio è molto alto – e dal Benelux (59%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito sia per il food che per il wine (in quest’ultimo caso risultano strategici anche Canada e Giappone).

E in futuro? Secondo le imprese, i Paesi più promettenti per le esportazioni di prodotti bio nel prossimo triennio saranno Germania (56%), Nordics (32%) e Stati Uniti (25%) per il food, e Nordics (58%), Stati Uniti e Canada (entrambi segnalati da un terzo delle aziende) nel caso del vino.

PUNTI DI FORZA E OSTACOLI DEL BIO ITALIANO SUI MERCATI ESTERI

Quali sono le caratteristiche che decretano il successo del bio italiano sul mercato estero? La qualità dei prodotti e il generale interesse del consumatore straniero per il Made in Italy (indicati rispettivamente dal 66% e dal 60% delle imprese) sono il biglietto da visita del nostro bio sui mercati internazionali. Sono considerati elementi di successo anche l’equivalenza del marchio bio europeo (34%), l’elevata spesa media pro-capite per i prodotti bio (33%) e le garanzie associate ai prodotti agroalimentari bio (24%).

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

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BIO MADE IN ITALY: L’OPINIONE DEL CONSUMATORE STRANIERO

Grazie alle indagini periodiche Nomisma per la piattaforma ITA.BIO è stato possibile raccogliere le opinioni di oltre 7.000 consumatori dei principali mercati target per il bio (Stati Uniti, Cina, Canada, Emirati Arabi, Scandinavia, Giappone e Messico). Se è vero che il biologico è ormai diffuso in tutto il mondo – e, in particolare, negli Stati Uniti (l’89% della popolazione ha consumato almeno una volta un prodotto biologico nel corso dell’ultimo anno), in Scandinavia (87%) e Canada (76%) – il Bio Made in Italy rappresenta ancora una nicchia, soprattutto in Messico, Emirati Arabi e Giappone (dove la consumer base non supera l’8% della popolazione).

Ma in tutti i mercati analizzati si evidenziano enormi opportunità di crescita: l’Italia è top quality nel food & wine nel percepito del consumatore (in media uno su tre posiziona l’Italia al primo posto nella classifica dei Paesi da cui provengono i prodotti alimentari di maggiore qualità) e c’è forse interesse nei confronti del binomio bio Made in Italy (il 68% in media acquisterebbe un nuovo prodotto bio Made in Italy se lo trovasse presso i punti vendita che frequenta abitualmente).

Secondo le aziende italiane, gli aspetti che rappresentano i maggiori ostacoli alla vendita dei propri prodotti bio all’estero sono invece i costi legati alle attività di promozione sui mercati internazionali (percepiti come ostacolo dal 42% delle imprese esportatrici bio), le normative/burocrazie locali e la concorrenza di prezzo da parte delle imprese locali (fattori indicati entrambi dal 37%).

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