Il biologico si coniuga bene con l’innovazione. È questo il messaggio chiave che emerge dal progetto Oltre.bio il cui obiettivo è stato appunto quello di “andare oltre” il tradizionale approccio del metodo di agricoltura biologica adottando pratiche innovative. Il tutto mantenendo la salvaguardia dell’ambiente e della salute.
L’innovazione integrata con il mondo produttivo rappresenta un elemento chiave del futuro del biologico, indispensabile per rispondere alle sfide del settore che sta registrando un significativo trend di crescita: +142% la spesa alimentare bio in 10 anni.
Sviluppato nel 2020 in Puglia, una delle regioni italiane più produttive in termini di biologico, Oltre.bio parte dall’analisi delle caratteristiche di due colture campione del nostro Paese, l’uva da tavola e il ciliegio.
Il progetto ha voluto migliorare la coltivazione biologica delle due specie mediante un approccio ecosistemico che prevede una gestione integrale del suolo, dell’acqua e delle risorse viventi.
I risultati di tre anni di sperimentazione e i materiali tecnici elaborati nel corso del progetto Oltre.bio saranno presentati il 23 gennaio (ore 15) in un convegno conclusivo che si terrà nel centro documentale del CIHEAM di Bari.
All’evento, oltre ai ricercatori di CREA (Centro Viticoltura ed Enologia di Turi e Centro Agricoltura e Ambiente di Bari), Università degli Studi di Bari Aldo Moro (dipartimento DISSPA), Università della Basilicata (dipartimento SAFE), CIHEAM Bari, ai tecnici delle strutture che operano nell’assistenza tecnica di campo, Agrolab ed Agrimeca, parteciperanno Oronzo Milillo, presidente ODAF Bari, Riccardo Velasco, direttore CREA-Centro ricerca Viticoltura ed Enologia, Gianluca Chieppa, presidente ARPTRA, Luigi Trotta, dirigente sezione Competitività delle Filiere Agroalimentari, Regione Puglia, Gianluigi Cardone, amministratore scientifico CIHEAM Bari.
Suolo più fertile, migliore gestione dell’acqua, prodotti più durevoli in termini di shelf-life, controllo dei parassiti sono stati gli ambiti sui quali si è concentrato il progetto.
“Chi accoglierà le nuove metodologie potrà andare oltre la classica gestione bio. Potrà avere un suolo più fertile, grazie alle tecniche di inerbimento interfilare, di sovescio e dell’apporto di compost. Potrà gestire al meglio le avversità grazie all’utilizzo di antagonisti e/o di preparati microbiologici in grado di contrastare i nuovi e/o emergenti parassiti e, in contemporanea, all’utilizzo di sensoristica avanzata per il monitoraggio microclimatico, la razionale gestione irrigua e i modelli previsionali delle avversità. E, infine, potrà meglio gestire la fase di post-raccolta e il packaging in relazione all’utilizzo del dispositivo Blowdevice in sinergia con la frigoconservazione e atmosfera modificata per aumentare la shelf-life di uva e ciliegie”, afferma Luigi Tarricone (CREA-VE).
Tutto questo, come dimostrano i risultati Oltre.bio, è stato reso possibile dalla stretta collaborazione tra agricoltori, ricercatori e agronomi nelle diverse fasi dal campo allo scaffale di vendita.
“L’adattamento ai cambiamenti climatici riguarda tutti noi, per cui diviene indispensabile rivedere le pratiche di gestione agronomica, dare forza al settore bio attraverso le nuove tecnologie, aiutare gli agricoltori a essere parte della soluzione e non del problema. Dobbiamo andare Oltre, verso un futuro salutare per noi e per il nostro Pianeta”, conclude Nicola d’Onghia (Tenute D’Onghia).