di Angela Iantosca
Lo scorso 14 luglio è uscito Arcobaleno/Morning Rainbow il singolo più rappresentativo di Freemotion, nuovo album di Nathalie che – a 5 anni dall’uscita di Into The Flow – racconta il viaggio a tappe della vincitrice di X Factor 4, ricostruendolo con uno slow listening, partito a maggio 2023 e che accompagnerà i fan fino a ottobre.
Con un singolo in uscita al mese, Freemotion sta così ripercorrendo il viaggio di Nathalie: un viaggio musicale e fisico unico nel suo genere, che ha visto la luce in 3 anni di scrittura e sessioni di registrazioni interamente a impatto zero, realizzate a bordo di un camper a pannelli solari e all’aria aperta, raccontando una storia di musica, natura e sostenibilità.
Che cosa è per lei la libertà?
“L’essere totalmente in una stato di coerenza e verità con me stessa, il potermi esprimere e creare, realizzare un’idea senza limiti imposti da altri o da me stessa”.
Cosa l’ha portata in questi anni a sperimentare strade altre?
“Io sono così, non potrei fare altrimenti: mi sento sempre un’apprendista in tutto quello che faccio, mi diverto come una bambina che scopre il mondo giocando… Ma poi sono anche una perfezionista! C’è sempre da imparare, e questo rende tutto più divertente, mi annoierei a fare sempre le stesse cose. Nel caso del nuovo album, ho avuto una forte necessità di realizzarlo senza pressioni o interferenze esterne, scegliendo il crowdfunding e l’autoproduzione”.
Quanto l’ambiente e il suo rispetto sono centrali nella sua vita? E quanto pensa siamo lontani da una reale presa di coscienza di ciò che sta accadendo?
“Fin da bambina mi è stato insegnato a rispettare l’ambiente, a non sprecare l’acqua ad esempio, ad utilizzare prodotti il più possibile ecologici. Da tanti anni coltivo la passione per l’autoproduzione, dove e quando mi è possibile, per ridurre gli incarti e utilizzare meno prodotti industriali. Inoltre mio nonno materno mi ha trasmesso la passione per l’energia solare, lui ne era un pioniere, da lì è nata l’idea di utilizzarla per registrare “Freemotion”.
In generale c’è ancora molto da fare, anche se credo che sempre più persone siano sensibili all’argomento. Credo nella forza del cambiamento dal basso, ognuno di noi può cambiare qualcosa delle proprie abitudini per ridurre il proprio impatto sull’ambiente, questo magari può diventare esempio anche per le istituzioni e le grandi aziende, che sicuramente hanno un impatto ancor più determinante. Ma intanto possiamo cominciare da noi stessi”.
Foto di Marta Petrucci
Musica, sostenibilità e nuove possibilità: quale è il legame?
“La musica e l’arte come sincerità e necessità di espressione sono estremamente potenti, ci permettono di rompere gli schemi e le abitudini. Possono essere il terreno di prova di nuove possibilità, possono creare nuovi modelli per il presente e il futuro: nel mio caso volevo registrare un album con l’energia solare, e questo magari potrà ispirare qualcun’altro a fare qualcosa di simile in un altro settore. L’arte può essere utilizzata come laboratorio per la vita reale”.
Cosa vuole raccontare in questo nuovo lavoro?
“L’album ha 2 polarità: una è la Natura, con i suoi ritmi, la sua presenza accogliente ed intensa allo stesso tempo e l’altra è la Modernità, la tecnologia che può essere distruttiva ma anche costruttiva… Ad esempio l’elettronica è piuttosto presente in alcuni pezzi e soprattutto mi ha permesso di registrarli in camper, senza alcune tecnologie di oggi questo non sarebbe stato possibile”.
Quale è il filo che lega le diverse tracce?
“Il filo che lega le tracce è il rapporto tra natura e progresso in noi esseri umani, che si traduce nell’equilibrio e nel contrasto tra empatia e separazione, libertà e limitazione, solitudine e solidarietà, essere umani ed essere rotelle di un ingranaggio nella società.
“Freemotion” nasce on the road, dentro e fuori il mio camper… Ci sono i ritmi naturali che ho dovuto rispettare per poter registrare, c’è la natura stessa con i suoi suoni, il bisogno di aria e libertà di movimento, il tornare all’umanità, al contatto con se stessi e gli altri”.
Foto di Marta Petrucci
Perché la scelta del camper?
“Il viaggio è sempre stato la mia passione, il mio modo di ritrovarmi e sperimentarmi in modi diversi. Il camper nello specifico è un mio sogno da quando sono piccola e il mezzo ideale per fondere la mia musica al sentirmi in movimento e a contatto con me stessa e con la natura. E’ un progetto che avevo in mente da molti anni, poi nel 2019 finalmente ho deciso di comprarne uno tutto mio e ho cominciato a fare delle prove di registrazione”.
Quali sono le fragilità che vuole far emergere o vuole curare cantando?
“Non è facile spiegare a parole quello che provo e che racconto nei miei brani… Sono emozioni profonde sia personali che “captate”, in un certo senso… Emozioni o immagini che spaziano dalla malinconia alla rabbia, alla forza creativa, all’amore, anche in senso più ampio, alla fusione con la natura, i suoi ritmi, i suoi suoni, e inoltre all’empatia estesa a storie non mie personali, ma che in qualche modo raccolgo “nell’aria” perché mi risuonano per qualche motivo… E tante altre.
Molte mie canzoni nascono come ponte di passaggio da uno stato all’altro, come una sorta di alchimia per trasformare una parte di me in qualcos’altro, possibilmente in qualcosa di migliore”.
Foto di Marta Petrucci
Chi fa scelte in armonia con la natura e i suoi ritmi spesso viene considerato particolare e ancora una voce fuori dal coro: è davvero così o anche questa è solo una rappresentazione mediatica?
“Credo che sia vero, almeno nella mia esperienza personale.
Siamo ancora molto immersi in una modernità un po’, se si può dire, “positivistica”, in cui il progresso è inteso spesso come un allontanamento da ciò che è naturale, come se la natura fosse qualcosa di imperfetto, da correggere. Il progresso virtuoso si potrebbe trovare nel sano utilizzo della tecnologia in armonia con l’ambiente: l’essere umano dovrebbe tornare a sentirsi parte della natura, proprio per tornare in sé. Non è un caso che nel nostro periodo storico molte persone si sentano esaurite e insoddisfatte. Ogni punto di vista non “classico” ha bisogno di tempo per essere assimilato e compreso, questo è un periodo molto fertile per creare nuovi modelli di vita in armonia con noi stessi e l’ambiente”.
Che tipo di risposta ha ricevuto in questi anni dal suo pubblico?
“Ho percepito molta curiosità per il progetto Camper Diem e l’album “Freemotion”, a volte perplessità per la ‘follia’ dell’impresa, ma più di tutto un bell’entusiasmo che mi ha dato energia nella fatica di tutto il progetto!”
Cosa le racconta la Natura? E come risponde ai suoni che lei produce?
“Nella Natura riesco a ritrovare il contatto con me stessa, con il mio centro, ritrovo i miei ritmi più sani e i pensieri fluiscono con serenità. Ho avuto anche degli sporadici incontri con animali selvatici, tra cui una volpe che è venuta alcune volte proprio durante le registrazioni e una volta un camoscio a una certa distanza. Durante alcune session di registrazioni c’era un’orchestra di cicale e varie specie di uccelli, alcuni a tratti restavano silenziosi, altri sembravano rispondere ai miei suoni, una volta stavo registrando delle voci, un uccello si era piazzato proprio lì a 2 metri dal mio microfono e faceva un verso che non avevo mai sentito, era fantastico, solo che era fortissimo e ho dovuto aspettare qualche minuto prima di riprendere a cantare! Altre volte è capitato che, appena iniziate le registrazioni, passasse un gregge di pecore, poi un aereo, poi che un cane abbaiasse a qualche metro da lì, insomma un delirio registrare così, ma molto divertente!”.
Foto di Marta Petrucci