CSA, un nuovo modello di conduzione agricola

28 Ottobre 2022

Di Carlo Triarico

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Le Community Supported Agricolture, per vocazioni sociali e multifunzionali, si sottraggono alla fluttuazione e alla volatilità dei prezzi.  Il caso Corte dei mestieri, azienda biodinamica di Grumolo (Vi)

Anche in Italia compaiono i primi esempi di “Agricoltura sostenuta da comunità” (nota anche come agricoltura civica), Community Supported Agriculture, una nuova formula di conduzione agricola che in Germania vede oltre 700 aziende all’attivo. Le Comunità a Supporto dell’Agricoltura (CSA) sono costituite solidalmente da soci, sia agricoltori sia cittadini che li sostengono. Questi ultimi contribuiscono al mantenimento dell’azienda, individuando ogni anno in anticipo i fabbisogni degli agricoltori e stabilendo un budget che verrà coperto solidalmente dai soci per garantire la vita agricola della, o delle fattorie coinvolte. Ciascun socio contribuisce così alla produzione, secondo le necessità della fattoria, dalla semina al raccolto. I prodotti agricoli vengono poi ridistribuiti settimanalmente pro quota ai soci per il fabbisogno interno.

Vantaggi del modello

Triarico Gazzola e Peter Gittenhofer esperto CSA
CarloTriarico, Cristiano Gazzola e Peter Gittenhofer, esperto CSA.

Il modello è interessante per diversi fattori colturali ed economici. Il principale è che rompe con le economie di scala che oggi vincolano qualsiasi azienda agricola a una specializzazione di prodotto per arrivare al mercato. La fattoria di una CSA, grande o piccola, può mantenersi invece pur coltivando una grande varietà di prodotti in modeste quantità, scegliendo in base ai consumi dei soci durante l’annata agraria.

Fattore questo che contribuisce alla qualità colturale, perché aumenta la biodiversità aziendale, conduce a rotazioni particolarmente frequenti, permette di consociare più colture nella stessa parcella e di coltivare parcelle ridotte per estensione. Pratiche queste che contribuiscono alla prevenzione dell’insorgenza di infestanti e patogeni, escludendo lo sfruttamento dei suoli. Non a caso il modello è sorto all’interno del metodo biodinamico, che prevede l’organismo aziendale a ciclo chiuso.

Un altro fattore da considerare è che sono garantite precisamente e in anticipo le entrate minime annuali di cui l’azienda disporrà, rendendola un partner economico favorito per tutti gli investimenti e un soggetto particolarmente solido per le operazioni finanziarie.

L’azienda ha inoltre il vantaggio di sottrarsi, non solo a distorsioni del valore della merce lungo la catena del valore, ma anche alla fluttuazione e alla volatilità dei prezzi agricoli. Quindi non solo può contare su un’economia stabile nel tempo, ma anche programmare lunghi piani pluriennali volti all’equilibrio colturale e al miglioramento produttivo.

Inoltre le CSA così costituite sono per vocazione pienamente sociali e multifunzionali. Offrono ai soci servizi culturali e sostengono la regolazione dei rapporti territoriali all’interno e all’esterno.

L’idea alla base

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Alla base c’è il concetto di economia del dono, mutuato dalla dottrina della triarticolazione sociale ideata da Rudolf Steiner, il fondatore dell’agricoltura biodinamica. Tale modello economico ribalta alcune concezioni dell’economia classica. Innanzitutto, all’opposto della dottrina di Adam Smith, stabilisce le modalità per cui una comunità diviene tanto più ricca quanto meno ciascuno dei componenti lavora per il proprio diretto vantaggio. Individua in associazioni non corporative, a partecipazione mista tra cittadini, le strutture economico produttive.

Inoltre inverte la gerarchia delle tre forme della circolazione monetaria (acquisto, prestito e donazione) mettendo al primo posto la donazione. I prodotti delle CSA non vanno sul mercato, nemmeno quelli in eccesso rispetto i bisogni dei soci, che sono destinati sia a donazioni, sia ai cittadini che vogliono provare a diventare soci e che per due settimane ricevono gli alimenti. Il sistema non paga la merce precedentemente prodotta, ma sostiene il lavoro dell’agricoltore per l’annata futura, accompagnandolo dalla semina al raccolto.

Il caso aziendale

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Un caso di studio è La Corte dei Mestieri – imprese femminile biodinamica di Giorgia Almasio. Il marito Cristiano Gazzola, classe 1979, è socio fondatore della CSA di Grumolo (Vi) che oggi conta 86 soci, dai 20 agli 84 anni, abitanti in diverse province venete. Ricevono tutte le settimane più di quello che avrebbero acquistato ai costi di mercato, in una cassetta di almeno 5 kg di ortaggi misti, frutta, oltre a prodotti trasformati.

L’impresa è nata dall’impegno di Cristiano e sua moglie Giorgia, insegnanti della scuola Steineriana che nel 2013 fondarono l’Associazione Culturale Antroposofica La Corte dei Mestieri insieme a 5 famiglie, prevedendo fin dall’inizio di sposare le attività agricole e di valorizzazione del territorio con quelle pedagogiche basate sull’interazione dei bambini con la terra. La CSA, avviata nel 2014, già nel Natale 2015 si costituisce in azienda agricola su 14 ettari e mezzo di collina, godendo anche dei bandi Psr per l’acquisto di attrezzature, scelte tra quelle più innovative per la salvaguardia dei suoli. Stabilisce fin dall’inizio un rapporto con l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica per suggerimenti e formazione.

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Salta subito all’occhio che l’azienda presenta su un piccolo areale una straordinaria varietà di produzioni, impensabile in altri contesti, ma qui sostenibili e atte a soddisfare l’ampia gamma di consumi dei soci. Dei 14 ettari e mezzo, 5 ettari sono di parcelle semipianeggianti a ortaggi, a cereali o a frutteto e 5 ettari a prati pascoli. L’orto è su 17 parcelle a rotazione, per circa 2 ettari con tutti gli ortaggi coltivabili sul territorio secondo la stagione: Broccolo Fiolaro di Creazzo, Cipolla di Zugliano, 6 varietà diverse di pomodori, 7 varietà locali di zucchine, 4 di melanzane, 5 di peperoni, tutti i tipi di brassicacee dal Cavolo nero di Toscana, al Cavolo Navone, al Sedano Rampa. Tutte le parcelle sono consociate.

Le colture coperte si sviluppano su tre serre di circa 1000 mq. Non si manifestano patologie e avversità rilevanti per la coltivazione. Da 9 anni i terreni non ricevono né concimi di sintesi né trattamenti, nemmeno quelli ammessi nel biologico come zolfo, o rame, vietato in biodinamica.

Recupero dell’acqua

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La frutticoltura vede 2.700 mq di vigneto di uva Vespaiola, una uva bianca da passito. Circa 2800 mq di uliveto con 9 varietà antiche recuperate insieme al Vivaio Omezzolli di Riva del Garda; una cinquantina di meli anche questi di varietà antiche; un frutteto misto e un nuovo impianto di 250 noccioli del Piemonte. Anche qui si è badato alla massima biodiversità. I terreni sono privi di pozzi. Tutte le grondaie della stalla, del fienile e degli annessi recuperano l’acqua piovana in due cisterne.

Il terreno ricco di humus e ben strutturato permette la coltivazione di ortaggi pur con scarsa irrigazione che è effettuata con ali gocciolanti. I terreni sono ammendati con il compost e pacciamati con la paglia aziendale. L’azienda consuma un quarto dell’acqua mediamente usata nelle aziende della zona. Produce internamente i preparati biodinamici 500 e 501, che vengono utilizzati per i trattamenti. La maggior parte delle sementi sono autoprodotte. Acquista anche piantine di un vivaio biologico. Il Farro e il mais Marano vengono dalla collaborazione con la locale Associazione dei Sementi Antichi.  Un miscuglio di 180 cereali antichi è coltivato in collaborazione con esperti della Rete Semi Rurali.

Recupero del ruolo sociale

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L’azienda sta introducendo gli animali: un pascolo turnato di capre, pecore e vacche non decornate, maiali e pollai mobili per le galline che passano nel paddock. Le 9 famiglie di api per ora producono miele riservato principalmente alla mensa degli studenti.

Gli agronomi curano molto il sovescio intercalare tra le file e nella rotazione delle parcelle, un sovescio intercalare autunno/vernino e un sovescio primaverile/estivo. Su 9 anni di produzione la prima parcella ha già avuto almeno 13 sovesci. Secondo il metodo biodinamico la sostanza organica per le concimazioni viene precedentemente compostata in cumuli con l’aggiunta di 300-400 quintali di letame l’anno. Il letame proviene per ora da due aziende limitrofe che allevano le loro vacche al pascolo e sono alimentate solo con fieno. Concorre anche il bosco i cui 4 h e mezzo forniscono dai 35/40 m³ l’anno di cippato e massa vegetale verde per il compost.

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Nel laboratorio aziendale si producono farine, succhi, passate di pomodori e composte (uva, susine, pere, mele e lamponi). È in progetto la costruzione del caseificio.

Un’azienda agricola biodinamica è un luogo dove la terra, le piante, gli animali e gli uomini vivono insieme in un contesto armonico. Il contesto aziendale offre la possibilità di erogare l’istruzione destrutturando la scuola classica e ricostruendo un paesaggio formativo per il bambino con attività artistiche e operative agricole. Le classi vanno dal giardino d’infanzia fino all’ottava. Come per le consociazioni e rotazioni vegetali, al concetto di classi omogenee è stato però sostituito da quello in gruppi misti con età differenti. I bambini partecipano tutti i giorni alle attività agricole e alla preparazione dei pasti per l’intera comunità scolastica. L’azienda recupera così il suo ruolo sociale.

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