FEDERPARCHI : SEI PUNTI PER RILANCIARE LE AREE PROTETTE, PER LA TUTELA DELLA BIODIVERSITA’ E LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Abbiamo quindi sollevato sei punti che sottoponiamo all’attenzione di tutti i soggetti oggi in campagna elettorale
1 Settembre 2022
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“Tutte le forze politiche manifestano attenzione ai temi dell’ambiente e della natura. Come Federparchi ci siamo rivolti a tutti i partiti facendo loro presente l’enorme valore delle aree naturali protette ma anche le numerose criticità che spesso impediscono una gestione efficace delle nostre bellezze naturali e una fattiva tutela della biodiversità.”  – lo afferma il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, illustrando il documento inviato ai partiti.

Ricordiamo che in Italia ci sono  24  Parchi Nazionali, 135 Parchi Regionali, 147 Riserve Naturali Statali, 32  Aree Marine Protette, oltre trecentosessanta Riserve regionaliprosegue Sammuri –  inoltre una vasta rete di siti protetti la maggior parte dei quali rientranti nella  Rete Natura2000.  Il totale della superficie protetta è pari a circa il 21% a terra e al 16% a mare; parliamo di una importante porzione di territorio del Paese. L’Europa ci chiede di arrivare al 30% entro il 2030, sia a terra che a mare. Aggiungo che le aree protette, oltre a difendere gli habitat naturali, svolgono un ruolo fondamentale sia nel contrasto ai mutamenti climatici e sia per quanto riguardo lo sviluppo sostenibile.

Abbiamo quindi sollevato sei punti che sottoponiamo all’attenzione di tutti i soggetti oggi in campagna elettorale e domani in Parlamento; manifestando la piena disponibilità ad incontrare i rispettivi rappresentanti per approfondire queste tematiche su cui tutti sembrano mostrare sensibilità.”

Sei punti per una efficace gestione delle aree protette a tutela della biodiversità e per la sostenibilità:

1. Governance: troppi enti senza vertici o con organismi monchi, ne risente l’efficacia di gestione.

2. Norma vecchie e da ammodernare: per una buona gestione dei bilanci, per una ottimizzazione dell’uso del personale dove mancano professionisti e specializzati.

3. Uso congruo dei fondi disponibili: evitando distribuzioni a “pioggia” o a “scatola chiusa” come per il PNRR, condividere le scelte – anche per le attrezzature – con gli enti gestori.

4. Obiettivo UE 30% di territorio protetto entro il 2030: basta iniziare dai parchi già pronti, come Portofino, Matese, oppure quello della Val Grande dove tutti i comuni chiedono l’allargamento.

5. Fauna selvatica, ungulati e specie invasive: occorre una strategia ampia basata su criteri scientifici, stop alle pressioni animaliste e venatorie.

6. Connettere i parchi nazionali con quelli regionali: i due soggetti sino ad oggi si ignorano, ma la natura non conosce i confini né le differenze amministrative; riattivare il piano triennale per le aree protette che coinvolge anche le regioni.

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