Legge sul biologico, Maria Grazia Mammuccini: “fondamentale per supportare la transizione ecologica dell’agricoltura italiana”

L'intervista alla Presidente FederBio che ci racconta l'importanza economica, sociale e ambientale del settore
8 Marzo 2022
MariaGraziaMammuccini

La recente approvazione del DDL n. 988, conosciuto come “legge sul biologico“, ha segnato un punto di svolta importante nel processo di riconoscimento del valore dell’agricoltura biologica.

Abbiamo raccolto il parere qualificato di Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, una delle associazioni coinvolte nell’attività di supporto alla legge e di promozione dei suoi contenuti primari.

Sono tanti gli spunti interessanti che emergono nell’intervista, a partire dai numeri che fanno dell’Italia il terzo paese in Europa per superficie coltivata e il primo al mondo per esportazione di prodotti biologici insieme agli Stati Uniti. Un elemento che racconta di un settore importante per i suoi risvolti economici, produttivi, sociali e ambientali.

Siamo d’accordo con la Presidente Mammuccini, non possiamo più prescindere da un’agricoltura sostenibile che tuteli la salute del Pianeta e dei suoi abitanti.

Dopo 15 anni di attesa, è stata finalmente approvata la “Legge sul biologico”, cosa cambia concretamente per le aziende?

“È una legge importantissima, attesa da 15 anni e 3 legislature, che da un lato tutela i consumatori che scelgono sempre più prodotti bio e dall’altro gli operatori. Introduce elementi che sostengono le aziende che hanno scelto questa forma di agricoltura. Entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore, il Governo dovrà approvare il Piano d’Azione nazionale per favorire lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico. Parallelamente si dovrà procedere all’istituzione di un fondo per la ricerca e l’innovazione. Tra gli altri elementi importanti contenuti nella legge: la registrazione del marchio biologico “Made in Italy” e dei distretti biologici che consentono di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali”.

Quale pensa che sia la conquista più importante ottenuta con questa legge?

“Questa legge è fondamentale per supportare la transizione ecologica dell’agricoltura italiana e sostenere i giovani e le imprese che hanno scelto questo modello agricolo perché permette di utilizzare le risorse economiche per il sostegno all’agricoltura, la promozione dei prodotti alimentari e ricerca e innovazione che l’Unione europea ha espressamente vincolato all’agricoltura biologica e biodinamica, con il Piano d’Azione Europeo per il biologico approvato recentemente.L’Italia, è tra i Paesi leader per la produzione biologica, senza questa legge avremmo corso il rischio di perdere il primato e di essere scavalcati da altri Paesi che invece hanno adottato politiche a sostegno della transizione ecologica in linea con il Green Deal europeo e le strategie Farm to Fork e Biodiversità”.

Quali sono i numeri del biologico in Italia? Ritiene che questa legge possa incentivare la conversione di altre imprese agricole o favorirne la nascita di altre?

“I valori del mercato dell’Osservatorio SANA promosso da Bologna Fiere e curato da Nomisma, evidenziano nel 2021 un andamento in crescita del 5% per quanto concerne i consumi interni. La spesa delle famiglie italiane si è attestata a 4,6 miliardi di euro: 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno un prodotto biologico nell’anno in corso. Negli ultimi dieci anni i consumi interni hanno registrato un’impennata del 133%. Notevole l’incremento dell’export che è aumentato dell’11%, raggiungendo quota 2,9 miliardi di euro, con una crescita negli ultimi dieci anni del 156%. Questa legge consente anche all’Italia di avvalersi del sostegno economico dedicato a questa agricoltura sostenibile certificata e far crescere il settore sia in termini di produzione che di consumi. L’Italia ha una forte vocazione al biologico, che va incrementata e valorizzata con investimenti in ricerca, innovazione, formazione e comunicazione per continuare ad essere leader tra i Paesi europei che stanno investendo fortemente in questa forma di agricoltura che tutela l’uomo e l’ambiente, oltre a creare concrete opportunità di occupazione per i giovani e le donne”.

Può aiutarci a definire il quadro del biologico nel resto d’Europa: com’è la situazione italiana paragonata a quella degli altri Paesi in termini quantitativi e qualitativi?

“Con 2,1 milioni di ettari, 102mila in più rispetto al 2019, l’Italia è il terzo Paese in Ue come superficie coltivata a biologico, la precedono Spagna (2,4 milioni di ettari) e Francia (2,5 milioni di ettari). Il nostro Paese è primo in Ue come numero di produttori biologici attivi (71.590) e come incidenza di superficie bio sul totale 16,6 %. L’Italia è di fatto il primo Paese esportatore di biologico a livello mondiale. Il distacco con gli Stati Uniti che la precedono in classifica è davvero minimo (2.981 miliardi di euro è la quota export di prodotti biologici USA, 2.907 quella italiana)”.

Quali sono ora i prossimi passi da compiere?

“È necessario aumentare gli investimenti per far crescere il settore. I consumi interni italiani sono inferiori rispetto ad altri Paesi Ue. Dobbiamo lavorare per farli crescere. L’obiettivo è arrivare al 2027 con il 25% di superficie nazionale coltivata a bio. Questo ci permetterebbe di riuscire a raddoppiare i consumi in tempi rapidi”.

Secondo lei, c’è sufficiente considerazione dell’importanza di adottare misure volte verso metodi di coltivazione naturali, biologici e biodinamici per la salvaguardia della salute del Pianeta, delle persone e degli animali?

“Ritengo che la recente emergenza pandemica abbia evidenziato la stretta relazione che c’è tra la salute dell’uomo e quella dell’ambiente. I dati di consumo di alimenti bio sottolineano come i consumatori siamo sempre più attenti e scelgano sempre più prodotti sostenibili. Questa legge va nella direzione di dare una svolta decisiva al modo di produrre e consumare il cibo e fare del biologico il motore di rilancio dell’intero comparto agroalimentare nazionale”.

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Roberta Busatto
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