LOVE WAVES FESTIVAL: onde d’amore in Tuscia con Yamini dal 30 giugno al 3 luglio

L'intervista di Angela Iantosca per Vivere Naturale
21 Giugno 2022
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Lo yoga è respiro e meditazione. È una pratica che aiuta a ritrovare se stessi, a dar voce a ciò che abbiamo dentro, a mettere in movimento tutto ciò che è rappreso nella nostra anima, contratto dal quotidiano, dalle paure, dalle esigenze pratiche di una vita che spesso schiaccia. Un’occasione per sperimentare e sperimentarsi, immersi nella natura, verrà offerta dal 30 giugno al 3 luglio, a Viterbo, in occasione della prima edizione del Love Waves Festival. 

Nato dall’esperienza di Yamini nello yoga, nella meditazione, nel tantra e dalla passione per la ricerca interiore rivolta alla realizzazione dell’Essere, sarà un festival incentrato sulla meditazione, la danza libera e consapevole, ma anche il silenzio della mente, la gioia della condivisione. Non sarà solo un lavoro corporeo, ma anche – anzi soprattutto – energetico ed emozionale per entrare in contatto con se stessi e gli altri! Il tutto immersi nella natura dell’alto Lazio. 

“Sperimentiamo ogni giorno che il movimento corporeo, nelle diverse sfumature e modalità, può condurre l’essere umano ad un approccio evolutivo di se stesso in ogni ambito della propria vita. Sperimentiamo che il Silenzio e l’Amore Interiore si manifestano in ogni gesto. Il festival è una occasione per capire se siamo pronti a vivere queste onde d’amore, le love waves”. 

Nella tre giorni si praticherà Odaka Yoga, uno stile di yoga fluido, che si ispira al movimento delle onde dell’oceano. Si useranno tecniche di danza, di respiro, di movimento consapevole, esercizi e meditazioni nella natura. Ad accompagnare tutto questo la musica dal vivo di Federico di Maio: multipercussionista professionista, docente e accompagnatore musicale in spettacoli di danza e teatro-danza, vanta esperienze nell’ambito musicale sia in Italia che all’estero.

A chi si rivolge il Festival? 

“A tutti: a chi piace la meditazione, lo yoga ed il movimento corporeo o vuole sperimentare per la prima volta, a chi desidera divertirsi e trascorrere lontano da tutte tre giornate. A chi è alla ricerca di un rapporto sano con il proprio corpo e le proprie emozioni”.

Ma quali sono i benefici della pratica? 

“Praticare aumenta il naturale livello di vitalità e gioia; si acquisiscono un maggior senso di radicamento fisico e di benessere, si rende il respiro più profondo e la mente libera, ci si appropria di una maggiore fiducia in se stessi, si ampliano gli orizzonti della propria auto–espressione e senza dubbio si intensificano le sensazioni corporee di apertura, leggerezza e sensualità”.

Il tutto vissuto in un contesto di grande pace. 

“Ci ritroveremo in un’oasi di pace, immersa nella natura, silenziosa e che si affaccia su una splendida vallata panoramica del viterbese. Un luogo dove ci potremo rilassare e ritrovare un sano contatto con noi e gli altri partecipanti. Ad accoglierci ci sarà una sala di 108 mq, ampia e luminosa, dove sentirsi protetti e liberi di esprimersi. Nell’agriturismo c’è anche una grande piscina e un’area solarium, ideale per i momenti di pausa e relax. E cosa non poco importante la cucina sarà vegetariana e gluten free (su richiesta)”.

Natura, armonia, suoni sono gli ingredienti del festival, ma anche (anzi soprattutto) della tua persona. Cosa significa per te vivere naturale? 

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“Questa espressione ‘vivere sciolti e naturali’ è qualcosa che fa parte del mio background anche di esperienze personali, di crescita interiore e professionale. È uno dei principi del tantra e anche dello yoga. Per anni mi sono domandata quale fosse il significato di queste parole: camminare sciolti e naturali, respirare sciolti e naturali, cucinare, abbracciare, fare l’amore sciolti e naturali… Per anni ho sentito che stavo provando a seguire questo concetto, ma in realtà ero lì, con la mente, che mi domandavo “sono sciolta, sono naturale?”. La mia mente era nel controllo: volevo raggiungere un obiettivo e, per questo, invece di diventare sciolta e naturale, mi irrigidivo. A distanza di tanti anni e di tante esperienze, oggi ti posso dire che, a volte, mi sento sciolta e naturale in qualcosa che per assurdo è totalmente opposto rispetto all’idea che avevo ieri, come per esempio quando taglio le zucchine con il tofu e le salto in padella. In quel momento, nelle cose semplici, la mente non c’è: apparecchio la mia tavola, mi siedo, guardo fuori dalla finestra della mia cucina, mangio, assaporo, respiro e mi sento rilassata dentro, una cosa che non ha a che fare con il rilassamento della stanchezza, ma è interiore e profondo. Allora sì che mi sento sciolta, naturale e connessa”. 

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La tua è una vita sostenibile? 

“Negli ultimi tempi ho iniziato ad essere molto più attenta a tutto ciò che riguarda la sostenibilità, dagli aspetti pratici ad altri aspetti legati alle relazioni. Per prima cosa compro l’essenziale sia per quanto riguarda il cibo che i prodotti dell’igiene personale, compro ciò che davvero mi serve per vivere, in modo da non sprecare. Così è molto difficile che io butti qualcosa nella spazzatura perché andato a male: deve esserci stato un imprevisto perché ciò accada. Ormai vivo in modo minimalista e leggero dal punto di vista del consumo. Ora, per esempio, il mio prossimo step è trovare un luogo che venda acqua in vetro, per evitare di buttare le bottiglie di plastica, e che mi aiuti a portarla a casa e che venga a riprendere i vuoti. Inoltre, per quanto riguarda ciò che mi serve per pulire casa, pulisco solo con prodotti naturali. E ancora, nello Studio Yam, per esempio, ho dato spazio alle piante, più che alle luci artificiali: entrando lì c’è una sensazione di grande naturalezza, di respiro naturale, di luce che proviene dalle vetrate… Se potessi, aprirei un centro in mezzo ad un bosco! Dal punto di vista personale e lavorativo, sto iniziando a comprendere come, nel mio piccolo, questo lavoro, anche dello studio Yam, inizi ad essere non solo sostenibile per me, ma anche per una serie di persone con cui amo collaborare. Si tratta di una sostenibilità che va al di là dell’aspetto economico: molto spesso lavoriamo per prendere dei soldi e questo genera frustrazione, a meno che uno non compensi dedicandosi ad altro in modo consapevole. Ma ciò a cui tengo tantissimo è che, al di là della retribuzione, le persone che entrano in contatto con lo Studio Yam, quindi con me, siano felici di farlo, si sentano arricchiti e non in obbligo”. 

Il Festival è il risultato di un percorso: è un punto di arrivo, ma anche di partenza.  

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“L’idea del festival è nata nel 2016-2017. Da allora sono successe molte cose e tutti abbiamo vissuto un cambiamento profondo. Spesso mi sono domandata a cosa ci avrebbero portato la pandemia, la ‘chiusura’ verso l’esterno. E anche cosa stavo facendo io. Quale era la mia direzione e soprattutto perché desideravo questo festival. E la risposta è che il mio desiderio deriva dalla voglia di volermi mettere profondamente in gioco, andando a sviscerare emozioni scomode che tutti abbiamo dentro e che inquinano il nostro sistema. È voglia di fare una grande pulizia. Che è un po’ il senso di questo lavoro, a cui volevo aggiungere un momento speciale di condivisione, di amore e amicizia che, per quel che mi riguarda, è la forma d’amore più alta che un essere umano possa vivere. Spesso leghiamo la parola amore ad una relazione esclusiva o ad una sessualità da vivere con qualcuno di speciale. Per me l’amore è qualcosa di più tenue e potente che ha a che fare con un senso di amicizia che genera un grande senso di libertà. Nella libertà gli amici si riconoscono, vibrano insieme e questo genera le onde d’amore… Celebrare tutto questo è importante: bisogna celebrare la propria vita e imparare a farlo. Siamo troppo spesso chiusi in attitudini ristrette, sabotanti, repressive: con questo tipo di lavoro voglio far comprendere che ci sono nuove attitudini che si possono adottare nella vita, nonostante tutto ciò che ci accade. Quando succede qualcosa, fermiamoci, osserviamoci e osserviamo gli altri. Proviamo a domandarci cosa stiamo imparando. Usciamo dal meccanismo del giudizio e del pregiudizio, della difesa, dell’attacco e della fuga e creiamo un campo centrale. Che è ciò che andremo a creare durante il festival quando ognuno potrà sperimentare se stesso attraverso varie attività: la danza, il respiro, il movimento…”. 

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Angela Iantosca
Dizionario del Benessere
Insegnamenti di Consapevolezza - Roberta Busatto
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