Stop ai combustibili fossili. Legambiente aderisce alla mobilitazione internazionale Global Fight to End Fossil Fuels

Il cigno verde aderisce alla mobilitazione dal 15 al 17 settembre con la campagna italiana “Fuori dall’Energia Fossile” rivolta contro l’ENI
12 Settembre 2023

Sono 14 le centrali a gas fossile, più quelle che si approveranno con il sussidio del Capacity market, oltre agli accordi internazionali e a diversi gasdotti, le infrastrutture ritenute centrali dal Governo Meloni e contenute nel nuovo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima per affrontare la transizione energetica e arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione. Tra nuove centrali ed infrastrutture, interconnessioni con Paesi del nord Africa e non solo, si disegna l’ossatura dell’ItaliaHub del gas per l’Europa. Passando anche per il nucleare e la cattura e lo stoccaggio della CO2.  

Il nuovo PNIEC si presenta: poco ambizioso negli obiettivi generali di riduzione delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% e di gran lunga inferiore rispetto all’obiettivo del 65% necessario per essere in linea con l’obiettivo di 1,5°C; incentrato sul gas fossile, con il rafforzamento di alcune infrastrutture transfrontaliere (come la TAP) e interne (come la Dorsale Adriatica), l’arrivo del rigassificatore di Ravenna, che si accompagna a quello di Piombino, che sua volta verrà spostato in Liguria; ingannevolenelle proposte di soluzione per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione quali i sistemi Carbon Capture and Storage (CCS) ed il nucleare; peggiorativo sulla data per la completa uscita del carbone, slittata dal 2025 al 2028; fermo sui sussidi alle fonti fossili per i quali nessun passo in avanti è stato fatto; incapace di affrontare le attuali sfide sociali, come la povertà energetica e la crisi energetica; rischioso per il sistema energetico del Paese rafforzando la dipendenza dalle fonti fossili.  

È quanto denuncia Legambiente in occasione della mobilitazione internazionale “Global Fight to End Fossil Fuels”, alla quale il Cigno Verde aderisce dal 15 al 17 settembre con la campagna italiana“Fuori dall’Energia Fossile” rivolta contro l’ENI, una delle principali aziende energetiche del Paese e del Mondo, supportando le iniziative in presenza in Italia organizzate dai movimenti che aderiscono alla coalizione. Sei le richieste che sono alla base della campagna internazionale e che Legambiente sostiene: 1) no a nuove infrastrutture a fonti fossili; 2) un rapido, giusto ed equo superamento del sistema energetico esistente; 3) nuovi impegni di cooperazione internazionale per aumentare gli investimenti economici ed assicurare accesso alle energie rinnovabili; 4) stop al greenwashing; 5) perseguire i soggetti inquinanti come responsabili del danno causato; 6) stop all’influenza delle aziende del fossile.  

“In un Paese che facilmente sarebbe in grado di guidare la transizione energetica in Europa, raggiungendo gli obiettivi di decarbonizzazione del settore elettrico nel 2035, al pari della Germania, grazie ai 317 GW di richiesta a Terna per nuove connessioni di impianti a fonti rinnovabili, affermandosi così come hub delle rinnovabili nel continente – dichiara Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente – si predispone, invece, una strategia energetica, economica, industriale e climatica in totale antitesi con quelle che invece dovrebbero essere le giuste ricette per il raggiungimento degli obiettivi previsti, priva di lungimiranza e che condanna l’Italia alla perdita di sviluppo, crescita e innovazione. Con il nuovo PNIEC- prosegue – non si può neanche parlare di freno a mano ma di una vera e propria retromarcia su diversi fronti: efficientamento energetico, sviluppo delle rinnovabili, uscita dal carbone, ritorno del nucleare. È fondamentale – conclude Katiuscia Eroe – puntare su massicci investimenti nelle fonti rinnovabili, semplificando le procedure autorizzative, su importanti politiche di efficientamento del patrimonio edilizio, sviluppo di reti, accumuli e comunità energetiche. Liberando risorse, eliminando e rimodulando gli oltre 40 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi che l’Italia spende ogni anno. Fondamentale, inoltre, puntare su un PNIEC ambizioso, portando l’obiettivo di riduzione delle emissioni dal 40,3% al 65%”.  

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