Il piano REPowerEU pubblicato oggi dalla Commissione europea mira a ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi. Tutti gli sforzi per ridurre l’uso dei combustibili fossili sono necessari e il piano include una serie di buone proposte sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili. Tuttavia, ci sono anche alcuni dettagli che rischiano di compromettere la transizione dell’UE verso un sistema energetico al 100% rinnovabile e rispettoso della natura.
Il piano propone misure per promuovere l’efficienza energetica, diversificare le forniture e accelerare la transizione energetica pulita dell’UE e contiene una serie di iniziative positive. Ad esempio, rispetto alla comunicazione iniziale presentata a marzo, è molto apprezzabile il rilievo dato all’efficienza energetica e il suggerimento di aumentare l’obiettivo per il 2030, anche se l’azione su questo fronte è essenzialmente lasciata agli Stati membri; l’obbligo di installare impianti solari sui tetti è un’altra misura che il WWF apprezza.
Tuttavia, le proposte di sostituire il petrolio e il gas russo investendo in ulteriori infrastrutture per il gas, contando su livelli irrealistici di idrogeno o aumentando l’uso della bioenergia senza restrizioni sull’approvvigionamento, rischiano di prolungare la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili e di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici e di protezione della natura.
Per finanziare il piano, la Commissione propone di mobilitare 300 miliardi di euro, principalmente dal già esistente Fondo di ripresa dell’UE. Solo 20 miliardi di euro costituirebbero “denaro nuovo”, generato dalla vendita di nuovi permessi di inquinare per l’industria, pari a 250 milioni di tonnellate di CO2, e questo danneggerebbe direttamente lo sforzo di riduzione delle emissioni dell’UE nei negoziati Fit for 55 in corso.
“Il piano della Commissione per accelerare il passaggio dell’UE a soluzioni energetiche pulite come l’efficienza energetica, l’energia eolica e solare è molto apprezzabile- ha dichiarato Ester Asin, direttore dell’Ufficio politiche europee del WWF-. Ma finanziarlo vendendo permessi di inquinamento è sbagliato, così come lo è costruire altre infrastrutture per il gas fossile o affidarsi a un maggiore uso della biomassa. Questo non farà altro che prolungare la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e mettere a rischio gli obiettivi climatici”.
Il piano sottolinea giustamente la necessità di un’enorme espansione dell’energia solare ed eolica ed è stato integrato da un emendamento alla direttiva sulle energie rinnovabili attualmente in fase di negoziazione. Questo emendamento aumenterebbe l’obiettivo per le energie rinnovabili al 2030 dal 40% proposto in precedenza al 45%, e includerebbe disposizioni sulle autorizzazioni e sulla mappatura delle energie rinnovabili, con scadenze chiare per gli Stati membri che devono identificare lo spazio per la diffusione delle energie rinnovabili e designare “aree idonee” in cui si prevede che tale sviluppo abbia un basso impatto ambientale.
Il WWF avverte che queste aree di riferimento dovrebbero essere innanzitutto i siti urbani e industriali e, come proposto dalla Commissione, dovrebbero escludere le aree protette nazionali e internazionali come i siti Natura 2000. Inoltre, la loro designazione deve basarsi su valutazioni solide e su un processo di coinvolgimento continuo degli stakeholders, e oltretutto questo ridurrebbe il rischio di opposizione delle comunità ai nuovi progetti.
Tuttavia, è preoccupante che la Commissione proponga di dichiarare tutti i progetti di energia rinnovabile, di rete e di stoccaggio come di “interesse pubblico prevalente” ovunque, e che nelle aree “di destinazione” i progetti siano esentati dall’obbligo di effettuare una valutazione d’impatto ambientale specifica e una valutazione appropriata, come previsto dalla Direttiva Habitat.
Per il WWF, accelerare le autorizzazioni è giusto e darà nuovo impulso all’espansione dell’energia eolica e solare nell’UE, ma per farlo è necessario risolvere le inefficienti procedure burocratiche, non indebolire la legislazione ambientale.
“Ci auguriamo che la spinta europea possa fungere da sprone per una politica coerente e non episodica che veda nell’efficienza/risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili un vero volano di sviluppo sicuro e sostenibile per l’Italia. Occorre uscire dal tunnel dei combustibili fossili, sfruttare appieno le possibilità offerte dalle energie rinnovabili, valutare le potenzialità delle infrastrutture esistenti per evitare di immobilizzare investimenti in nuove infrastrutture per il gas presto inutili, fare di tutto per non lasciarsi incastrare in contratti capestro e con prezzi altissimi. L’Italia ha tutto da guadagnare da una decisa politica comune europea che veda nelle rinnovabili e nell’efficienza il fulcro per la sicurezza e l’indipendenza energetica: occorre che il nostro Paese faccia una decisa scelta di campo, invece di continuare a parlare di rinnovabili e lavorare sempre e solo per i combustibili fossili”.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia