Sono tornate le rondini

11 Giugno 2023

Di Angela Iantosca

Ho rivisto le rondini. L’ultima volta era accaduto quando ero ancora bambina. Ricordo che venivano a fare il nido, sempre nello stesso posto, sotto il tetto di casa.

Ricordo che mia mamma amava disegnarle e, disegnandole, insegnarci la loro forma, i loro colori, il volo…

Poi le rondini non sono più tornate. Forse perché quella casa non c’è più nella mia vita. Forse perché è cambiato il vento. Forse è colpa del cambiamento climatico.

Ma questo weekend sono tornata a vederle.

Le ho viste nella Cittadella della Pace, a pochi chilometri da Arezzo, di nome proprio Rondine. Un luogo che custodisce e protegge un sogno che dura da 25 anni. Fare la pace attraverso il conflitto. Trovare nel conflitto semi di pace. Stimolare il confronto proprio tra chi nell’immaginario collettivo è nemico e trovare in quell’opposizione umana l’inizio di una coalizione forte.

Non è semplice raccontare questa esperienza, come non è semplice comprenderla in poche ore. Ma è ciò che si respira che lo fa intuire. Un senso di armonia. Di fratellanza. Di allegria. E di comunione di intenti. Ma anche di consapevolezza sull’importanza di compiere nuovi passi, attuare nuove ‘strategie’ per allargare questa ‘magia’.

Sono tanti i dibattiti e i temi affrontati in questi giorni che hanno avuto al centro proprio il tema del conflitto, della sostenibilità della resilienza. Si è parlato anche di Costituzione e Madri Costituenti, di donne a 360°, di Ucraina e Russia, di guerra vissuta e narrata. Tanti i nomi, le esperienze, le immagini che ci sono state restituite e che ci inchiodano di fronte alla verità e alle nostre responsabilità.

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Ma c’è stata anche la musica. Con un ospite d’eccezione per raccontare la sua personale esperienza: Peppe Vessicchio.

Una istituzione per la musica leggera italiana che non si è sottratto alla narrazione di episodi, aneddoti che hanno portato leggerezza, come lui stesso ha voluto sottolineare, in un contesto in cui si affrontano tematiche grandi, serie, dolorose, profonde.

“Siamo cresciuti in mezzo all’amianto. Mio papà era un operaio che lavorava per una azienda che lo produceva. Ma ci è andata bene. Stiamo tutti bene nonostante le nostre case fossero foderate di amianto. Molti dei miei compagni, invece, non ci sono più per questo. Dico sempre che la mia famiglia, forse, è stata salvata dalla musica…”.

Con la quale è stato il padre a far riallacciare i rapporti a Vessicchio.

“Pensavo di voler fare l’architetto, ma solo perché una volta lo avevo affermato: sai quando ti domandano “cosa farai da grande?”. Ecco io avevo risposto “l’architetto” perché sapevo disegnare. Ma in realtà la mia passione era la musica. E così ho riallacciato il filo e seguito la passione quando mi sono reso conto che quello era il mio desiderio profondo. A casa non avevo il pianoforte, ma una pianola, che per me era sufficiente, perché mi serviva solo per capire il codice musicale. In realtà io ho studiato chitarra classica, strumento per il quale allora non esisteva il diploma al Conservatorio, ma solo un attestato. Frequentavo il Conservatorio da abusivo… io ero amico del custode del Conservatorio che mi faceva entrare come uditore. Perché la verità è che io volevo solo conoscere la musica. Quindi apprendevo e poi mettevo in pratica con i vari gruppi con cui suonavo. Comunque un giorno sono andato da Peppino di Capri con una canzone e lui mi disse che potevamo realizzarla e da lì è cominciato tutto”.

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E Sanremo?

“Diciamo che a Sanremo sono arrivato che già avevo varie collaborazioni, uno zoccolo di base. Era il 1990 quando venne introdotta l’orchestra e io andai con Mia Martini. Lei stava con la Fonit Cetra, come Mango: quindi quell’anno diressi loro due. Ricordo la prima volta che dovetti guardare la telecamera per fare l’inchino prima di iniziare ‘esecuzione: avevo il cuore in gola. Poi, appena mi sono girato verso l’orchestra, è tornato tutto a posto. È stata una emozione forte quella provata quell’anno. Mia Martini era potentissima e con lei ho provato qualcosa che è capitato molto raramente negli anni successivi. Non ero io che dirigevo, ma era lei e noi – io e l’orchestra – le volavamo intorno!”.

Come è vincere il festival? 

“In realtà sono i cantanti a vincere. Ma La vittoria che mi ha regalato una emozione enorme è stata quella di Vecchioni. Lavoravo ancora ad Amici. C’erano i Modà e Emma, ma sentivo che la canzone di Roberto era fortissima”.

Episodi particolari?

“Tanti. Ma una grande lezione mi è stata data da Elio e le Storie Tese. Era l’anno della Terra dei cachi. Loro, quando li incontrai, mi dissero: “Noi vogliamo arrivare ultimi, per questo abbiamo chiamato lei”. Ero davvero incredulo. Poi ho ascoltato il brano, che cambiava continuamente il tempo, che dentro aveva delle marcette. Una partitura davvero complessa e insolita. Allora, rispondendo per le rime, ho detto: “Guardate non avete bisogno dei miei arrangiamenti per arrivare ultimi!”. Comunque con loro è stato tutto molto divertente. Soprattutto perché la prima sera che hanno cantato arrivarono primi. E la cosa più assurda era vedere le loro facce tristi. Ricordo che eravamo in un ristorante ed eravamo lì a vedere i risultati in tv. Uno di loro, terminata la lettura della classifica, si è alzato e ha detto: “Questo risultato è la chiara evidenza che il festival è truccato! Comunque alla fine vinsero il premio della critica e arrivarono secondi!”. Come sempre Vessicchio è stato garbato, elegante, generoso.

Così come è stata potente la testimonianza di Valentina Marchei, una delle nostre più forti campionesse di pattinaggio sul ghiaccio (oggi non lo pratica più – ndr) che ha impartito a tutti, con la sua eleganza, una grande lezione di vita.

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E poi (anzi prima) c’è stato Franco Vaccari, il fondatore e presidente della cittadella della pace (lui meriterebbe un capitolo a parte).

E’ stato un peccato lasciare Rondine al termine degli incontri odierni, culminati con l’annuncio, da parte del suo Presidente delle date 2024 dell’Youtopic Fest: 7-8-9 giugno! Segnate subito sul calendario.

Se cercate la pace, il silenzio, il verde, i sorrisi, la sintonia, il senso della possibilità.

Difficile riprendere la strada e lasciare quel silenzio e quella pace che è una rete che abbraccia il mondo.

Ma al mio rientro mi sono accorta che dove abito sono tornate le rondini.

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Insegnamenti di Consapevolezza - Roberta Busatto
Peace
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