28 Respiri per Cambiare Vita: dialogo con Daniel Lumera

Le donne, le dipendenze, la gentilezza e quei saperi antichi che incontrano le neuroscienze: nel nuovo libro edito da Mondadori Lumera spiega come raggiungere una mente illuminata
16 Maggio 2023

di Angela Iantosca

Nel suo nome c’è la Sardegna e quelle donne che hanno visto nei suoi occhi accendersi la luce che lui ancora non era in grado di percepire: quella Lumera che è diventata il suo biglietto da visita nel mondo.

Nel suo percorso ci sono studi, libri, successi, riconoscimenti, ma soprattutto una strada che tutti potremmo camminare e che da anni racconta, partecipa perché la vera gioia è nella condivisione, negli abbracci di cuore, nel sorriso. E in quella gentilezza che si fa mantra. E che lo porta a condividere il suo sapere, frutto di esperienza, pratica, disciplina, amore, con centinaia di persone. Lo ha fatto anche domenica 14 maggio con il seminario “9 Passi per Vivere La Mente Illuminata” organizzato in occasione della pubblicazione di “28 Respiri per Cambiare Vita. Come raggiungere una mente illuminata” (Mondadori): una giornata ricca di spunti ed emozioni, di respiri, sorrisi, di ironia e serietà, di interventi scientifici alternati a momenti di meditazione e pratica capaci di unire in un unico abbraccio i presenti e chi ha seguito l’evento da remoto.

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Foto di Laura Ginés Ruiz

Come sei arrivato ad individuare in 28 il numero di respiri necessari al cambiamento? Hanno a che fare con il numero 7?

“Le proporzioni sono sempre state alla base delle pratiche delle antiche tradizioni sapienziali: 7 è un numero che riguarda un equilibrio naturale delle cose. Sono 7 i colori della luce, 7 le note musicali, 7 è la proporzione universale della vita. Quel 7 è stato moltiplicato per 4, numero che rappresenta i cicli della natura, i cicli cosmogonici degli astri. Sono entrato in contatto con questo numero sia attraverso le tradizioni antiche, sia attraverso la cronobiologia, branca che studia i fenomeni periodici negli organismi viventi e il loro adattamento ai relativi ritmi, anche all’interno dell’essere umano. Ciò che emerso, attraverso le neuroscienze, è che i 28 respiri hanno un impatto su tanti neurotrasmettitori, li riequilibrano. Tra questi, per esempio, l’epinefrina o adrenalina (ormone sintetizzato nella porzione interna del surrene – ndr) che stimola la voglia di fare. Attraverso questa ciclicità, queste ripetizioni e numeri esatti possiamo avere come effetti positivi più equilibrio, più salute, più lucidità e una maggiore qualità della vita: 28 è un ponte tra le proporzioni che avevano notato le culture antiche e gli studi delle neuroscienze moderne”.

Si vive di più se si respira lentamente, come ci dimostrano animali quale l’elefante. Dobbiamo dunque rallentare il respiro?

La nostra società non sa respirare. E alla respirazione alterata sono collegate tutta una serie di disfunzionalità quali la tensione muscolare, la pressione, la cattiva ossigenazione, l’alterazione del sonno, degli stati di lucidità e presenza. Dobbiamo quindi imparare a respirare. Prima di tutto dobbiamo prendere consapevolezza che nei nostri polmoni possiamo immettere dai 500 ai 3000 centimetri cubi di aria; poi dobbiamo sapere che possiamo respirare in diversi modi: abbiamo la respirazione clavicolare, diaframmatica e vegetativa. Quest’ultima coinvolge tutti i polmoni nella loro ampiezza. Ma ciò che conta davvero, al di là del ritmo e della profondità del respiro, è la consapevolezza, cioè la capacità di trasformare il respiro in medicina naturale in grado di influire sul metabolismo del glucosio, sull’ossigenazione, sulla temperatura del corpo, sul sistema immunitario. Respirare consapevolmente rende il respiro un elemento di riequilibrio. Questo significa che, attraverso il respiro, possiamo trasformare le emozioni quali la paura, la rabbia in stati di centratura, equilibrio. Attraverso il respiro possiamo incidere sull’attività della nostra mente, abbassare il livello della ruminazione. Possiamo elaborare il nostro passato, i nostri traumi. Il respiro riequilibra il corpo fisico, il lato emozionale, purifica la mente, la stimola, integra il nostro passato e favorisce la consapevolezza di noi stessi. Non si tratta solo di rallentare, ma respirare consapevolmente”.

3. Copertina 28 RESPIRI PER CAMBIARE VITA di Daniel Lumera 1

Star bene è dunque semplice: basta imparare a respirare. Eppure in una società iper-stimolata e violenta sembra un gesto complesso. Come avvicinare a questa pratica le persone?

“Molte persone si avvicinano a questa pratica perché stanno male. La crisi, il dolore sono un elemento positivo che ci ricollega ai cicli naturali. Purtroppo noi viviamo in un sistema educativo che ragiona secondo logiche di convenienza. Le esigenze di mercato vogliono che l’essere umano stia male affinché sia un consumatore dipendente dai farmaci. Siamo in una società che usa la chimica per sedare il malessere e perpetuare uno stile di vita alterato. Le pratiche di meditazione possono, invece, aiutare a risolvere in modo definitivo il malessere. Ma noi abbiamo fretta. Noi corriamo, noi fuggiamo. Il respiro consapevole ti permette di fermarti e di ascoltare le parti più profonde di te. Per questo parlo di “28 respiri per cambiare la vita”: respirare consapevolmente aiuta ad ascoltarsi, a riconoscersi, a seguirsi. Questo dobbiamo fare, comprendere la nostra unicità, i nostri bisogni più profondi. I cicli reali sono i cicli della natura. Quindi è importante ricollegarsi alla parte più vera di noi stessi e ciò non può che accadere attraverso il respiro”.

Nel seminario hai parlato del tema della tossicodipendenza e di come la meditazione può far arrivare a provare sensazioni che chi si droga trova (o crede di trovare) nelle sostanze. Del tema parli anche in un capitolo del libro. Quanto sarebbe importante portare la meditazione e la consapevolezza del respiro nelle comunità terapeutiche o nei Sert?

“Siamo a stretto contatto con le tossicodipendenze, poiché lavoriamo nelle carceri dove spesso vengono usati gli psicofarmaci e dove c’è un’alta percentuale di fruitori di sostanze stupefacenti. La buona notizia è che le tecniche di respirazione vanno a riequilibrare quei meccanismi che creano la dipendenza. Quindi, se ci fossero delle stanze di meditazione nelle carceri, nelle comunità, nei Sert, e se ci fosse una pratica intensa, sicuramente l’approccio ai protocolli tradizionali riceverebbe un supporto molto valido. Si potrebbero così aiutare enormemente le persone a capire biologicamente come trovare un supporto naturale, dando quella dimensione di profondità esistenziale che è alla base di quel disagio”.

Da che età si può cominciare a meditare?

Si può cominciare dai tre anni, con delle bellissime visualizzazioni che possono aiutare i piccoli ad affrontare le paure della notte, le incertezze, le insicurezze che vengono così trasformate in momenti di ascolto. Su questo tema ho realizzato un podcast che coinvolge anche i genitori che possono meditare con i bambini in quella fascia d’età fondamentale che va dai 3 ai 12 anni. Perché è l’età in cui c’è un consumo dei telomeri (piccole porzioni di Dna che si trovano alla fine di ogni cromosoma – ndr) maggiore, perché è l’età in cui incidiamo di più sulla nostra longevità. È l’età in cui il bambino guarda al genitore ancora come ad un modello straordinario. Quindi è importante usare quegli anni per educare il bambino a questi processi riflessivi, durante i quali parlare di se stesso e delle proprie difficoltà: è fondamentale farlo crescere con la consapevolezza che in famiglia non si fugge dal disagio”.

Come si presenta una mente illuminata facendo degli esami medici?

“In una mente meditante è pazzesco vedere il cambiamento delle onde elettromagnetiche nella produzione di onde alfa; c’è maggiore rilassamento; c’è maggiore profondità. La meditazione rigenera il cervello e il corpo. La mente quando medita non è più impiegata in processi di dispendio energetico. È lucida e presente. Se studiamo il cervello di un meditante emerge la sua capacità di spegnersi e di immergersi in uno stato rigenerativo. E questo è chiaro anche agli scienziati: il cervello di chi medita è diverso dal cervello di chi non medita. Sviluppa abilità sociali e di vita, è più evoluto ed ha anche più materia grigia”.

La respirazione delle donne è un tema a sé?

“Assolutamente. Noi organizziamo proprio dei percorsi dedicati alla respirazione femminile. Si pratica la respirazione ovarica, che è la capacità delle donne, attraverso una serie di contrazioni della muscolatura pelvica e vaginale, di produrre uno stato di benessere incentrato sulla ciclicità femminile, ma anche una ossigenazione e gestione migliore delle energie vitali per mantenere in salute l’apparato riproduttivo. Si chiama Mula Bandha questa pratica ed è un termine sanscrito che vuol dire letteralmente “sigillo della radice”. È importante che le donne prendano consapevolezza del loro potere”.

Alzheimer e respirazione: si hanno benefici nella prevenzione e anche nella cura?

La meditazione ha un impatto positivo sulle patologie, per questo l’OMS l’ha indicata come uno dei tre pilastri del benessere. Studi scientifici sulle abilità cognitive sottolineano quanto l’attività meditativa sia utile come prevenzione perché stimola la memoria e la lucidità. Inoltre si è dimostrato che i praticanti assidui hanno capacità di memoria superiore: la meditazione incide positivamente sulla prevenzione e sulla gestione di patologie croniche di malattie come Alzheimer e tumore, associate a stili di vita che provocano infiammazione. Meditare aiuta a ridurre l’infiammazione”.

La gentilezza fa respirare meglio. O respirare meglio aiuta ad essere gentili? E quanto respirare consapevolmente ridurrebbe le tensioni mondiali?

L’educazione alla gentilezza ha una dimensione intra-personale: fa bene alla longevità, riduce lo stress. È, dunque, un farmaco naturale. Ma ha anche una dimensione interpersonale: fa bene alle relazioni, alla gestione del conflitto, alla creazione di una comunicazione più empatica e compassionevole. È un farmaco utile per la trasformazione sociale: è uno di quegli aspetti che incide sulla biologia del nostro corpo e cura anche il respiro. È una persona empatica chi è gentile, chi è meno reattivo, meno vendicativo, meno rabbioso, meno collerico, più disposto all’ascolto. Tutto questo incide sulla respirazione. Nello stesso tempo respirare è un atto di gentilezza verso di noi. E la gentilezza in sé ci riporta al miracolo della vita che passa attraverso la gratitudine, attraverso l’accogliere la vita stessa”.

Dizionario del Benessere
Insegnamenti di Consapevolezza - Roberta Busatto
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“Ogni respiro, ogni passo può essere riempito di pace, gioia e serenità. Basta semplicemente essere svegli, essere vivi nel momento presente”.
 
Thich Nhat Hanh