Pubblicato il Rapporto UNESCO 2022 sullo Stato dell’Oceano

Una panoramica sintetica sullo stato attuale e un invito alla società globale ad agire verso gli obiettivi globali
14 Luglio 2022

In occasione della seconda Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha lanciato il nuovo Rapporto sullo Stato dell’Oceano, State of the Ocean Report in inglese, che offre una panoramica sintetica e accessibile sullo stato attuale dell’oceano e mobilita la società globale ad agire – e a monitorare i progressi – verso gli obiettivi globali.

Alcuni dati estrapolati dal rapporto:

  • La perdita di habitat è un problema globale. Si è assistito a un rapido declino delle barriere coralline, delle praterie di fanerogame marine e delle zone umide costiere. Uno dei fattori è il cambio nelle proporzioni nella quantità dei singoli nutrienti che raggiungono l’oceano a partire dai fiumi. 
  • È allarmante il fatto che l’oceano stia perdendo ossigeno rapidamente, un ritmo stimato al 2% dal 1960 e che probabilmente non ha precedenti nella storia recente della Terra.
  • Alterazioni nella struttura delle reti alimentari sono spesso osservate a causa dell’eutrofizzazione negli ecosistemi marini costieri, con cambiamenti nella struttura delle comunità bentoniche e un calo dello zooplancton che influisce sulla produzione ittica commerciale.
  • Si ritiene che il fondale dell’oceano sia la destinazione di gran parte della plastica che entra nell’oceano, ma è anche la regione più scarsamente descritta. Un’analisi ha rivelato che circa il 30-40% degli oggetti individuati in profondità era costituito da macroplastica e fino al 90% di questi, in acque più profonde di 6.000 m, erano oggetti monouso.
  • L’acidificazione dell’oceano continuerà ad aumentare: si prevede che il pH della superficie dell’oceano aperto diminuirà di circa 0,3 unità entro il 2081-2100, rispetto al periodo 2006-2015, in base all’RCP8.5 (IPCC, 2019). Nonostante il numero crescente di stazioni di osservazione per raccogliere dati sull’acidificazione, l’attuale copertura è inadeguata.
  • Il riscaldamento climatico è stato correlato con lo spostamento di migliaia di specie marine dalle basse alle medie latitudini, soprattutto nell’emisfero settentrionale. Tuttavia, il principale rischio di estinzione per la biodiversità marina rimane la pesca, sia direttamente che attraverso le catture accessorie e gli impatti della pesca a strascico sugli habitat dei fondali marini.
  • Gli studi condotti hanno dimostrato che il tasso di innalzamento medio globale del livello del mare ha subito un’accelerazione passando da 2,1 mm/anno nel periodo 1993-2002 a 4,7 mm/anno nel periodo 2013-2021.
  • Migliorare l’educazione all’oceano a livello globale è fondamentale per la sostenibilità futura dell’oceano, delle coste e dei mari. Guardando al futuro, le iniziative globali beneficeranno degli investimenti nel quadro d’azione per l’oceano, rafforzato attraverso il programma Ocean Literacy With All (OLWA), lanciato nel 2021.

Fonte: Valentina Lovat – www.decenniodelmare.it

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