Intervista a Sara Panza: General Manager fra Mindfulness e gelato

"Essere consapevoli di sé, e delle proprie emozioni, rientra in quello che Unilever chiama ‘Personal Mastery’: la consapevolezza che ci aiuta a portare ogni giorno la versione migliore di noi in ufficio, ed in generale, in giro per il mondo”
25 Ottobre 2023

di Angela Iantosca

Per più di 10 anni è stata brand manager per Carte d’Or, Magnum e Algida, dando vita a importanti progetti d’innovazione e comunicazione. Nel 2015 è entrata nel mondo del beverage come responsabile europeo di Lipton. Per poi accogliere con entusiasmo la nuova avventura in Grom, dove è approdata nel 2019 come General Manager, ruolo che ricopre ancora adesso, rinnovando la sua passione per il food. Ma non è l’unico ruolo che ricopre in azienda. Perché Sara Panza è anche una Mindfulness Coach, competenza che mette a disposizione dei colleghi in azienda attraverso dei corsi mirati.

Cosa significa essere una Mindfulness Coach?

“Per me ha significato scoprire uno strumento estremamente potente per stare meglio come persona e come manager. Talmente potente da volerne condividere gli insegnamenti, sia con amici che con colleghi. Un mindfulness coach si mette a disposizione di altre persone, a prescindere dal ruolo che si ricopre nell’organizzazione, con l’obiettivo di condividere un’esperienza personale. Sono molto grata di aver intrapreso questo percorso e di aver avuto l’opportunità di condividere con altre persone le conoscenze acquisite per migliorare il proprio stato di benessere e la propria efficacia nel lavoro”.

Quando è iniziata questa passione? C’è stato un ‘episodio scatenante’?

“Ho conosciuto la meditazione grazie a mia madre, medico psicoterapeuta che la praticava personalmente e con i suoi pazienti. Ma come spesso capita quando si è più giovani, non subito si seguono le orme dei propri genitori. E quindi quando ero più giovane non praticavo. Con il passare del tempo, le responsabilità e le complessità da gestire a lavoro e quelle legate alla crescita della famiglia e dei figli sono aumentate. Per questo sono sempre andata alla ricerca di strumenti che mi consentissero di occuparmi nel migliore dei modi, del lavoro, dei figli, e naturalmente di me stessa. Nel 2019, dopo aver vissuto 6 anni in Olanda, ero rientrata in Italia, a Torino, che non è la mia città di origine, con un nuovo ruolo di General Manager di Grom, un brand che da 20 anni è fortemente radicato nel consumo fuori casa. E pochi mesi dopo è scoppiata la pandemia da Covid, che mi ha colto quindi in un momento che era già delicato in termini di stabilità. Nel 2020 mi sono riavvicinata alla mindfulness grazie ad un training organizzato da Unilever, mirato alla creazione di mindfulness champions interni all’azienda: l’obiettivo era formare persone che potessero essere ambasciatori di questa pratica e coach dei percorsi di Mindfulness interni messi a disposizione dell’azienda a tutti i dipendenti interessati. Il corso, che continua ancora oggi, nasceva nel periodo di uno dei primi lockdown durante il Covid, quando l’azienda cercava strumenti per sostenere il benessere mentale dei dipendenti. È stata una splendida occasione per cominiciare a praticare con più regolarità, in un momento complesso della mia vita”.

Nel lockdown ha trovato benefici: in che senso? 

“Il lockdown è stato estremamente sfidante per molti di noi. La mindfulness è stata per me strumento fondamentale per attraversare e superare molte difficoltà, sia personali che lavorative. Mi ha insegnato ad assaporare ogni momento ed ogni esperienza. Durante il lockdown, ha rappresentato un’oasi di energia positiva, nel mezzo del deserto di cattive notizie e mancanza di visione sul futuro. Nei momenti più difficili, mi ha aiutato a rimettere le cose in prospettiva e a riprendere fiato. E poi, è stato proprio in lockdown che ho avuto l’opportunità di aiutare tanti altri colleghi ad entrare in contatto con la pratica della mindfulness, occasione che mi è stata data dall’azienda e che ha offerto ai dipendenti uno strumento per gestire lo stress, la tensione e l’ansia di quel periodo. Da subito, l’iniziativa è stata accolta internamente con entusiasmo e grande gratitudine, sia verso noi coach, ma anche verso l’azienda stessa, in quanto attraverso la pratica molte persone sono riuscite a vivere meglio quel periodo e ad acquisire consapevolezza delle proprie emozioni”.

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Come si gestisce la paura, la tensione in un gruppo di lavoro quando il mondo intorno ci mostra solo paura, odio, tensione?

“Credo che la paura, la tensione, la rabbia siano tutte emozioni umane, che spesso, specialmente in contesti lavorativi, tendiamo a nascondere perché considerate ‘non opportune’. Eppure sono li, ed influenzano le nostre decisioni ed i nostri comportamenti, nonostante noi ci consideriamo esseri razionali. Il primo passo per gestire queste emozioni è accoglierle come tali e acquisirne consapevolezza. In questo modo è più facile guidare i nostri comportamenti anziché lasciarci trasportare dalle emozioni. La mindfulness ci insegna proprio questo: prestare attenzione al momento presente con intenzione e senza giudizio. In questo modo alleniamo anche la consapevolezza delle emozioni che proviamo nel momento presente, senza cercare di scacciarle, di rifiutarle, ma semplicemente prendendo atto di quello che proviamo. Attraverso la mindfulness, la paura o la tensione non scompaiono come per magia. Solamente impariamo ad osservarle, ed in questo modo, smettendo di combatterle, o di cercare di nasconderle, lentamente si ‘sgonfiano’. Essere consapevoli di sè, e delle proprie emozioni, rientra in quello che Unilever chiama ‘Personal Mastery’: la consapevolezza che ci aiuta a portare ogni giorno la versione migliore di noi in ufficio, ed in generale, in giro per il mondo”.

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Come creare la pace in un contesto di conflitto? 

“Mi piace citare una frase del Dalai Lama: “Se ad ogni bambino insegnassimo a meditare, elimineremmo la violenza dal mondo nel giro di una generazione”. Spesso tendiamo a pensare che la causa, anzi la colpa del conflitto sia sempre nell’altro, mentre noi siamo nella ragione. Per molti di noi la responsabilità equivale alla ‘colpa’ e quindi va evitata ad ogni costo. Per creare pace, forse dovremmo tutti entrare nel ruolo del ‘giocatore’ e non in quello della ‘vittima’, secondo i termini che utilizza Fred Kofman nel suo libro ‘Business Consapevole’. Secondo Kofman, la vittima pone attenzione solo a fattori che non è in grado di influenzare, vedendo se stessa come colei che soffre le conseguenze di circostanze esterne, o comportamenti altrui. E quindi non riesce a trovare una soluzione al conflitto, anzi in qualche modo si crogiola nel conflitto. Il giocatore invece cerca la via della responsabilità, e pensa ‘Se voglio essere parte della soluzione, devo anche vedermi come parte del problema’. Se ognuno di noi riuscisse ad essere un po’ più giocatore e meno vittima, allora forse potremmo trovare più attivamente soluzioni ai conflitti che viviamo a vari livelli. Anche al lavoro, il concetto di responsabilità aiuta la persona a trovare soluzioni, mettendosi in gioco anche nel confronto con l’altro”.

Sempre più aziende si dotano di figure che aiutino a star bene: si produce anche di più?

“Le organizzazioni aziendali oggi sono complesse: si trovano a gestire problematiche articolate, spesso diverse da quelle vissute in passato, con un’enorme velocità di cambiamento nei contesti di mercato. A chi lavora in azienda quindi si richiede capacità di prendere decisioni in contesti complessi, di interfacciarsi con molte persone, di elaborare un’innumerevole quantità di input e dati in tempi brevi. Tutto questo può generare stress. Aiutare le persone a gestire questo stress, può contribuire a far si che possano prendere decisioni più efficaci, che possano relazionarsi con le persone del proprio team con maggiore calma, che possano agire con maggiore lucidità. Questo alla fine si riflette positivamente sulle performance di business. E’ con questo fine che Unilever mette a disposizione diversi strumenti orientati al benessere: dal percorso di Mindfulness allo psicologo online e in presenza, per non dimenticare la promozione dell’attività fisica e la creazione del wellbeing framework”.

Cosa è il Wellbeing Framework in Unilever?

“Il Wellbeing Framework di Unilever è il cuore del nostro business. Si tratta di una guida con la quale l’azienda aiuta i dipendenti a prendersi cura della propria salute e del proprio benessere. In Unilever infatti è centrale poter godere di un sano equilibrio tra lavoro e vita privata, cosa che consente di stare bene e di far emergere la migliore versione di se stessi. E’ così che si può dare il meglio al lavoro e fare la differenza anche nei risultati di business. Il framework quindi si orienta su 4 aspetti: Il purpose, per aiutare le persone a trovare cosa conta davvero nella loro vita e fare in modo che questo si connetta a ciò che fanno; il benessere mentale, per aiutarle a gestire le scelte e le reazioni alle distrazioni, alla pressione e alle sfide; il benessere emotivo, per imparare a sentirsi positivi e affrontare le sfide con fiducia; il benessere fisico, per curare il proprio corpo con uno stile di vita sano e attivo”.

Cosa le sta dando la collaborazione con Grom? 

“Il ruolo in Grom mi ha consentito di avere una visione sistemica del business, gestendo una realtà end-to-end. Mi ha consentito di conoscere molte persone con diversi background. Per me è stata una bella sfida integrare la cultura manageriale della multinazionale, con quella di una realtà imprenditoriale italiana come Grom. Inoltre si tratta di un business fortemente radicato nella vendita al dettaglio: le nostre persone sono a diretto contatto con il cliente finale. In questo tipo di business più che mai le persone fanno la differenza”.

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Quale è il tempo ideale da dedicare al lavoro senza che il lavoro diventi una schiavitù/dipendenza?

“Non credo ci sia una formula esatta. Credo piuttosto che ci sia un equilibrio dinamico che vada continuamente nutrito. Ci sono momenti in cui ci si dedica di più al lavoro, e momenti in cui ci si dedica di più alla famiglia, agli amici, o ai propri interessi. Per me è stato fondamentale investire tempo per capire cosa fosse per me davvero importante, rispondere alle domande ‘cosa mi piace? cosa mi rende felice? cosa mi da energia? Cosa mi toglie energia? Quali sono i trigger che scatenano la mia reazione?’. Di nuovo, torniamo al tema della consapevolezza: essere consapevoli di cosa ci nutre e ci da energia, così come di cosa ci stressa, aiuta a fare scelte. Prima di tutto bisogna accettare l’imperfezione come condizione naturale dell’essere umano: è impossibile pensare di essere perfetti, nel lavoro così come nella vita personale. Sicuramente è importante anche imparare a gestire il proprio tempo imparando a dire no, quando necessario, per dare valore a ciò che in quel momento è importante e prioritario. E così magari quando sono stanca o stressata, è più facile rinunciare ad un’attività che per me è meno rilevante, a favore di una che so che mi rigenererà. A volte però dire di no è difficile, e quindi fare domande concrete a chi ci chiede un lavoro, per essere sicuri di aver capito bene le richieste, di non fare lavori di fondo non necessari, di farli nei tempi davvero utili, aiuta a gestire il proprio tempo”.

Di cosa si dovrebbero dotare le aziende per rendere migliore la qualità del lavoro? 

“Le aziende sono fatte di persone. Ogni nostro obiettivo di business è raggiunto da persone che svolgono varie attività. Credo che il modo migliore per migliorare le performance di un’azienda, sia quello di prendersi cura delle proprie persone, in vari modi, tra cui quello di favorire una crescita di consapevolezza a tutti i livelli dell’organizzazione. Partendo dall’alto. Suona un po’ strano… perchè non si tratta di un qualcosa che ha una metrica facilmente misurabile, e nel mondo del business siamo abituati a misurare kpi”.

A chi si affaccia al mondo del lavoro cosa si sente di consigliare? 

“Di essere curiosi. Sempre. Curiosi verso se stessi in primis: conoscere se stessi è il primo passo verso la consapevolezza. E’ un viaggio meraviglioso che dura tutta la vita, e che non finisce mai di sorprenderci. Curiosi verso il mondo esterno. Uno dei pilastri della mindfulness ci insegna ad ‘avere la mente del principiante’: guardare le cose come se le stessimo guardando per la prima volta, e farsi domande. Guardando le cose da diversi punti di vista, possiamo generare idee nuove, che possono aiutarci a trovare soluzioni ai grandi problemi che stiamo affrontando come genere umano”.

SARA PANZA GM Grom

Sara Panza General Manager Grom e Minfulness Coach

Dizionario del Benessere
Insegnamenti di Consapevolezza - Roberta Busatto
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