Roberto Fabbri pubblica “Guitar Meet Movies” e si racconta: Morricone, il Mago di Oz e il mare

13 Novembre 2023

di Angela Iantosca

Il prossimo 18 novembre esce in digitale “GUITAR MEET MOVIES”, il nuovo progetto discografico del chitarrista e compositore di fama internazionale Roberto Fabbri, dedicato alle colonne sonore, pubblicato e distribuito da Sony Music. Noi lo abbiamo raggiunto per parlare con lui di musica, di pace e di mare…

Cominciamo dal potere di guarigione della musica: in un periodo di conflitti sempre più violenti, quali sono i benefici della musica?

“La musica ci coinvolge totalmente a livello sensoriale, ha notevoli capacità terapeutiche, rinforza il sistema immunitario, riduce lo stress, aumenta la produzione degli ormoni legati al benessere e alla felicità, produce effetti rilassanti modulando la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, la temperatura corporea. Ascoltando musica si mettono in azione regioni del cervello coinvolte nelle emozioni, nella conoscenza e nel movimento”.

Quale è il potere evocativo delle colonne sonore?

“Le colonne sonore sono scritte per sottolineare particolari momenti del film, nei film romantici la colonna sonora è solitamente semplice, rilassante, in quelli d’azione incalzante, ritmica, se pensiamo invece a film Horror si utilizza spesso la musica atonale dove la musica seriale dodecafonica è capace di creare momenti di suspence e tensione. In generale potremmo dire che la musica da film è descrittiva perché deve avere appunto un potere evocativo legato alle immagini che scorrono sullo schermo”.

La chitarra incontra i film: da dove nasce l’idea? 

“Amo immensamente il cinema e da musicista mi sono sempre interessato alle colonne sonore dei film. Mi ha sempre affascinato il fatto che una colonna sonora potesse decretare in qualche modo il successo di un film, pensiamo alle splendide colonne sonore di Ennio Morricone, penso che i film di Leone senza di queste non avrebbero avuto il successo che hanno avuto e così molte altre pellicole. Poi ho avuto l’onore di poter aprire nel 2009 un concerto di Ennio Morricone all’Arena di Belgrado con miei arrangiamenti per chitarra delle sue musiche del film “Nuovo cinema Paradiso”. Il Maestro li ascoltò e approvò la loro esecuzione prima del suo concerto: fu un momento molto emozionante davanti a più di 20.000 persone”.

La chitarra è uno strumento ‘popolare’ spesso associato alle sere d’estate sulla spiaggia: qui diventa emozione, dolcezza, poesia. Quando ha scoperto la potenza della chitarra? 

“La chitarra è uno strumento che può essere suonato con una relativa facilità se usato per accompagnare con gli accordi una canzone, ma che diventa estremamente difficile quando a questi accordi si vuole aggiungere la melodia della canzone stessa degli arpeggi etc. in altre parole quando lo si vuole suonare in maniera “classica”. Mi sono innamorato della chitarra classica, con le corde in nylon, proprio per la dolcezza del suono e per la capacità di essere “autosufficiente”, non si ha bisogno di una band, di un cantante, di nessuno: puoi essere solo con il tuo strumento ed hai a disposizione tutto ciò che ti occorre per creare emozioni”.

Quando ha cominciato ad approcciarsi a questo strumento?

“A sette anni, avevo un mio zio che suonava la chitarra, quando la domenica le famiglie si riunivano e lui la prendeva rimanevo affascinato dalle note che uscivano dallo strumento, così gli chiesi di insegnarmi e da quel momento non ho più smesso di suonarlo”.

Chi sono i grandi maestri di riferimento nella sua formazione?

“Sicuramente il grande ed indiscusso Andrés Segovia, ma poi al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, dove ho studiato, conobbi Mario Gangi, sicuramente il più importante chitarrista classico italiano che suonava con grande facilità sia gli autori classici che suoi arrangiamenti dei Beatles alle canzoni napoletane, da lui ho appreso la trasversalità dello strumento che poi è la cifra più importante della mia carriera, non esiste musica di serie A o B ma solo musica bella e brutta, non amo le barriere fra i generi musicali”.

Roberto Fabbri Guita Meet Movies

Gli Artisti spesso usano la loro forma d’arte come mezzo di comunicazione: che cosa vuole raccontare di sé attraverso la musica? 

“La musica mi dà la possibilità di raccontare le mie emozioni, i miei incontri, i miei viaggi e i luoghi visitati. I miei pezzi amo definirli “cartoline dell’anima”. La musica in qualche modo ha la capacità di “descrivere” l’artista che la produce, perché viene dal profondo del nostro essere, quando suono perdo i “filtri” che spesso la società ci impone e sono me stesso”.

Quale è la colonna sonora della sua vita? 

“Over the rainbow dal film il mago di Oz, che ho inserito nella Playlist Sony di musiche da film in uscita, in questo brano c’è un concetto universale, un richiamo all’invincibile forza dell’immaginazione, al potere che ha la speranza nel futuro”.

Il film al quale è più legato?

“Nel cd digitale in uscita per Sony c’è il mio arrangiamento della colonna sonora di “C’era una volta in America” di Ennio Morricone un film che mi piace molto e che rivedo spesso volentieri, come anche il Postino di Troisi un film delicato romantico e drammatico al tempo stesso con le splendide musiche di Luis Bacalov e che ho voluto inserire nella playlist”.

Ha mai partecipato alla composizione/esecuzione di una musica per film? Le piacerebbe?

“Ho scritto per alcune trasmissioni RAI le musiche di servizi su vari argomenti, uno in particolare sul terremoto dell’Aquila per cui ho scritto una composizione dal titolo “Broken Lives”. Un brano che inizia in maniera delicata semplice e quasi banale, come la vita di tutti i giorni, ma che man mano diventa più incalzante fino a far percepire un momento di presagio, il brano termina poi con le note iniziali a simboleggiare la circolarità della vita, nonostante i più catastrofici eventi”.

Che rapporto ha con il mare? 

“Amo immensamente il mare, l’acqua è uno dei quattro elementi della materia è il simbolo per eccellenza della vita, della rinascita e della purificazione. Posso stare ore a guardare le onde del mare infrangersi sulla battigia senza mai annoiarmi, è per me fonte di ispirazione”.

La musica può avere a che fare con il suono del mare? 

“Assolutamente sì, ho scritto più di un brano legato al mare, uno si intitola proprio “la Voce del mare” che narra le vicende di una bambina che vede partire il padre per mare per cercare fortuna dall’Africa al di là del Mediterraneo e che avvicinando l’orecchio ad una conchiglia ascolta la voce del mare che le parla del papà. Un altro brano è “Maree” un brano delicato ed evocativo ed uno “Choronì”, una splendida spiaggia dei Caraibi dove ho cercato di far sentire attraverso le note l’infrangersi delle onde sulla spiaggia”.

GUITAR MEET MOVIES
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